PER UN PAESE A MISURA DI ANZIANI
Claudio Falasca
Il pianeta è sempre più popolato da anziani. Il cambiamento è sotto i nostri occhi. In tutto il mondo si contano 868 milioni di persone ultrasessantenni, pari al 12% della popolazione, con proiezioni che si spingono verso i 2,4 miliardi per il 2050. Per la prima volta nella storia dell’umanità ci saranno più ultra sessantenni che giovani sotto
i 16 anni.
In Italia a gennaio 2016 gli ultrasessantacinquenni erano 13,4 milioni, il 22% del totale, e il 6,5% dei residenti
ha età superiore agli 80 anni.
Già oggi, secondo EUROSTAT, siamo il Paese con la maggiore percentuale di anziani d’Europa. Nel 2050 l’ISTAT
prevede che in Italia gli anziani saranno 21.775.809, il 34,3% della popolazione, passando quindi da un quinto a un terzo dei residenti.
Malgrado questi numeri, tuttavia, l’Italia “non è un Paese per anziani”, come emerso chiaramente dalla recente ricerca AUSER “Domiciliarità e residenzialità per l’invecchiamento attivo”.
Nella ricerca si documenta come il nostro
Paese sia di fronte – e non da oggi – all’urgente bisogno di adeguarsi ai nuovi bisogni manifestati da una parte sempre più consistente della popolazione. Non si tratta, come si dice nella ricerca, di mettere in campo “grandi progetti di riforma”, quanto piuttosto di intervenire nelle scelte di amministratori, operatori sociali e sanitari, progettisti, gestori dei servizi sociali e sanitari, gestori dei servizi di trasporto, ecc. per fare in modo che il loro
agire tenga conto della crescente presenza di anziani. Un cambiamento, questo, che richiede innanzitutto
uno straordinario impegno politico e culturale nella elaborazione di una nuova idea del corso di vita delle persone capace di superare stereotipi desueti.