La valenza educativa del tempo scolastico
Mario Maviglia
C’era una volta il Mastery Learning.
Una delle analisi più compiute sul tempo scolastico è stata fatta negli anni ’70 da J.H. Block nell’ambito del programma di Mastery Learning, ossia l’apprendimento per la padronanza. Secondo questo approccio, il grado di apprendimento è in funzione del tempo impiegato e del tempo necessario o concesso.
Il tempo impiegato indica la quantità di tempo che lo studente è disposto a spendere attivamente nello studio (detto anche perseveranza); il tempo concesso è invece il tempo totale che l’istituzione prevede per quegli apprendimenti. È probabile che, qualunque sia il tempo concesso, esso risulti troppo per alcuni studenti e non abbastanza per altri.
Va sottolineato che il tempo che ogni studente è disponibile a spendere per l’apprendimento è determinato da una serie di altri fattori quali: la sua attitudine verso il compito (ossia la quantità di
tempo necessaria a chi apprende per conseguire la padronanza di un compito), la qualità dell’istruzione (ossia quanto la presentazione, la spiegazione e l’organizzazione degli elementi del compito si avvicinano all’optimum per un dato studente), la capacità dello studente di comprensione nei riguardi dell’istruzione stessa (ossia la capacità di comprendere la natura del compito da apprendere e le procedure da seguire nel suo apprendimento).
Tempo dell’istituzione, tempo degli allievi.
La nozione di tempo scolastico presenta una sua oggettiva complessità, in quanto alla sua determinazione si contrappongono almeno due diverse esigenze: quella dell’istituzione (che prevede tempi punteggiati da ricorrenze formali, come le valutazioni periodiche e finali, che presuppongono l’acquisizione di determinate conoscenze e competenze in tempi prefissati, pena
la ‘ripetizione’ del tempo concesso) e quella degli allievi, che non sempre riescono a ‘stare dentro’ i tempi dell’istituzione.
Quando si ha a che fare con allievi con difficoltà di apprendimento, inoltre, la variabile tempo viene spesso gestita in modo fortemente idiografico piuttosto che canonico e in tal caso si assegna
maggiore importanza al tempo occorrente all’allievo per pervenire a determinati risultati piuttosto che al tempo concesso dall’istituzione. Certo è che il tempo – laddove si esplica in modo decisamente formalizzato e rigidamente scandito – rischia di tradursi in una barriera che ostacola l’apprendimento.