Le posizioni che non comportano iscrizioni o mutazioni
Liliana Palmieri e Romano Minardi
La normativa anagrafica è profondamente radicata su pochi, basilari principi che ne hanno garantito, nel tempo, oltre ad una ottimale funzionalità, una straordinaria garanzia di veridicità di quanto si trovi registrato nella banca dati più completa del nostro Paese: l’anagrafe della popolazione residente.
E questo malgrado le straordinarie trasformazioni della società e della famiglia e, soprattutto, nonostante la mobilità delle persone in ambito nazionale, europeo e mondiale.
I principi basilari del sistema anagrafico sono noti a tutti, ma non da tutti compresi e applicati nel loro significato più corretto e aderente al dettato normativo.
Se l’applicazione dei principi anagrafici presenta una significativa complessità in relazione a situazioni residenziali che potremmo chiamare “ordinarie”, quali i trasferimenti di abitazione da altro Comune, dall’estero o all’interno dello stesso territorio comunale, la situazione si complica terribilmente in tutti quei casi in cui la persona trasferisce la sua dimora dal luogo di residenza e di iscrizione anagrafica, ma tale trasferimento
non sembra poter dare luogo alla fissazione della “dimora abituale”. In questi casi le normali procedure di accertamento dei requisiti necessari a stabilire il diritto all’iscrizione anagrafica non risultano più adeguate e sufficienti.
Le possibilità e le casistiche che concretamente possono presentarsi all’attenzione dell’ufficiale d’anagrafe sono molteplici; tuttavia, la normativa anagrafica ha individuato alcune situazioni specifiche per le quali, malgrado la presenza fisica di una persona sia dichiarata e accertata, si deve presumere, ex lege, che non possa sussistere il requisito della dimora abituale e, di conseguenza, che tali posizioni non possano comportare l’iscrizione anagrafica, nemmeno a richiesta dell’interessato…