L’antiterrorismo e gli eventi di massa
Cristiano Curti Giardina
Considerando gli attacchi di natura terroristica in Europa dal 2015 ad oggi ed effettuando una precisa analisi di contesto dei luoghi dove sono avvenuti, così delle modalità e delle specifiche tipologie, cioè la scelta di Soft Targets (obiettivi non protetti) in contesti urbani, possiamo da subito rispondere agli interrogativi circa le ipotesi di un coinvolgimento delle Polizie Locali nella qualità e nella funzione di Polizia di prevenzione.
Nella disposizione attuativa di tutti i servizi in tali circostanze, come del resto avviene comunemente per eventi di altra gravità, è ancor più palese che le Polizie Locali possano essere impiegate in sinergia con i servizi e le unità chiamate nella gestione di un’emergenza.
Abbiamo potuto registrare, in alcuni attentati europei, come gli Agenti “Locali” siano stati costretti a mettere in atto azioni dirette di risposta e di contrasto agli attentati.
Secondo gli analisti, gli attentati contro le città europee si dividono sostanzialmente in tre categorie.
Alla prima categoria appartengono gli attentati pianificati e decisi dai vertici militari dello Stato islamico (i c.d. leader del Daesh acronimo arabo dell’ISIS); la strategia utilizzata, come nel caso della strage di Parigi del 13 novembre 2015, è spesso di natura puntiforme e sincronica, e per questo ritenuta la più letale.
Alla seconda categoria appartengono gli attentati dei foreign fighter, di cui spesso viene sottovalutata sia la capacità lesiva sia l’addestramento militare a cui sono stati sottoposti per essere quanto più letali possibile.
Alla terza categoria appartengono gli attentati delle microcellule autonome, i c.d. lupi solitari, composte da jihadisti spesso privi di un vero addestramento militare, ma fortemente motivati ed arruolati anche attraverso la rete.