La Cassazione a Sezioni Unite rivede il concetto di ordine pubblico e respinge la genitorialità same-sex derivante da maternità surrogata
Renzo Calvigioni
Dopo un’attesa durata sei mesi, in data 8 maggio 2019, con il n. 12193-19, è stata finalmente pubblicata la sentenza con la quale la Corte Suprema di Cassazione, Sezioni Unite Civili, ha deciso la controversia relativa a riconoscimento e trascrizione di un atto di nascita formato all’estero contenente la filiazione da genitori dello stesso sesso.
La sentenza era stata pronunciata in data 6 novembre 2018 e vi era grandissimo interesse per conoscere l’orientamento della Cassazione a Sezioni Unite in un tema divenuto sempre più attuale e rilevante, anche numericamente, nel quale le diverse pronunce dei giudici di merito, non sempre uniformi, ed il comportamento di qualche sindaco, avevano portato non solo alla trascrizione di atti provenienti dall’estero, ma anche alla formazione di atti di nascita avvenuti in Italia da genitori dello stesso sesso: al riguardo, erano emerse delle perplessità ed orientamenti contrastanti, tanto da far ritenere necessario un indirizzo univoco, conseguente alle indicazioni della Suprema Corte.
La pubblicazione della sentenza, consente di approfondire le motivazioni della Corte che rivede il concetto di ordine pubblico ed afferma il contrasto con i principi fondamentali del nostro ordinamento del ricorso alla pratica della maternità surrogata, mancando qualsiasi legame biologico con il genitore d’intenzione.