DAGLI APPUNTI A UNA POLITICA PER IL WELFARE CULTURALE
Flaviano Zandonai
L’INCONTRO TRA WELFARE E CULTURA NON È OCCASIONALE.
Il “Giornale delle Fondazioni”, una importante testata online che approfondisce svariate tematiche riguardanti
il ruolo e l’operatività degli enti filantropici, ospita da qualche tempo un interessante progetto di ricerca dedicato a “cultura e welfare”. L’indagine, realizzata con il sostegno di Fondazione CRC, si basa sulla raccolta e sulla rilettura
di iniziative di origine sia pubblica che di privato sociale dove modelli di servizio di origine socio-assistenziale
e culturale trovano modo di combinarsi in progetti di inclusione, socializzazione, cura etichettati come “welfare culturale”. I contributi di taglio esperienziale sono intercalati da interventi destinati a modellizzare, per quanto
possibile, l’estrema varietà dei casi presentati: dal teatro per i migranti alle visite museali per persone malate di Alzheimer, dai festival sulla cittadinanza attiva alle performance culturali nell’ambito di processi di rigenerazione urbana. Questi contenuti con intento di sistematizzazione vengono presentati come “appunti”, destinati cioè a definire una prima base conoscitiva che consenta di dare più consistenza alle progettualità di welfare culturale sia in termini qualitativi che di sostenibilità. Queste riflessioni, nel loro insieme, catturano alcune trasformazioni profonde che investono sia gli interventi di protezione sociale che le iniziative di produzione e tutela di beni culturali creando le condizioni per una loro complementarietà.
Rispetto agli interventi sociali si denota una progressiva e sempre più ampia dislocazione del welfare a ridosso dei luoghi di vita delle persone e delle comunità (abitazione, lavoro, spazi ricreativi, ecc.) e non solo all’interno di strutture espressamente dedicate alla erogazione di servizi di cura, assistenza, educazione, ecc. Sul versante culturale si denota, seppur con diversi gradi di intensità, la tendenza ad ingaggiare nella performance e nella gestione una gamma sempre più vasta di interlocutori, ad iniziare da un “pubblico” visto sempre meno come fruitore passivo e sempre più come “attore”. …