Decreto “sblocca cantieri” ed ipotesi di sospensione del Codice: la ricerca di un assetto normativo stabile
Massimiliano Alesio
La più importante novità introdotta dal decreto sblocca cantieri e confermata dall’emendamento Pergreffi, è costituita dal ritorno al Regolamento esecutivo! Come ha reagito l’ANAC a quello, che può essere definito un più che serio tentativo di ridimensionamento? Attraverso la Relazione del 6 giugno 2019 sull’attività posta in essere nel 2018. In tale Relazione, l’ANAC evidenzia diverse situazioni di chiara degenerazione.
Introduzione
Proviamo ad immaginare la seguente scena: un “operatore del settore contratti pubblici”, verso sera rientra a casa e, dopo aver compiuto i naturali atti di “convivenza quotidiana”, prova ad addormentarsi. L’obiettivo viene raggiunto ed egli si abbandona fra le braccia di Morfeo, pervenendo all’agognato stato di sonno. Inizia a sognare. Ma, cosa sogna? Oltre i naturali scenari onirici, intimamente correlati alla psiche umana, così come scandagliati dall’elaborazione psicanalitica dell’ultimo secolo, potrebbe “fare” uno specifico sogno: potrebbe sognare la seguente situazione: – un vero Codice dei contratti pubblici, inteso quale unitario e stabile corpo normativo, disciplinante la materia prima del suo quotidiano lavoro; – un Codice, si corposo ed anche aulico, ma costituito da disposizioni chiare e tendenzialmente stabili nel tempo, cioè destinate a durare; – un Legislatore, che non interviene quotidianamente a modificare il Codice medesimo; – un’attività esegetica del Codice di reale ausilio interpretativo, posta in essere da una giurisprudenza meno oscillante e contrastata. Una situazione, in cui il suo lavoro potrebbe apparire meno “penoso” e disperato, cioè meno faticoso e più ottimisticamente rivolto ad individuare una chiara disciplina alle concrete fattispecie che si presentano. Una situazione, in cui potrebbe anche esserci un sincero sorriso di compiacimento nei riguardi di ciò che si compie e non la diuturna ansia di reperire una precisa regola di azione, tra le proposizioni incidentali di lunghi e prolissi commi, fra le disposizioni normative (semplificanti e complicanti al tempo stesso!) continuamente cangianti, fra le “grida” di Autorità, giurisdizionali o meno. Una “realtà” diversa e, quindi, una realtà “sognata”. Ed, infatti, ecco il naturale imprevisto: la sveglia che suona, il sogno che svanisce alle prime luci dell’alba e si ritorna nella “vera realtà”, difficile da gestire, ma, ovviamente, da affrontare. Inutile chiedersi se si sia trattato di un “sogno lucido” oppure di una reale attività onirica, tradizionalmente intesa. Ciò che resta è lo stato di contestuale stupore ed amarezza verso una “situazione”, che non dovrebbe essere solo ideale, ma potrebbe anche colorarsi di realtà, se il settore nel suo complesso non fosse irrimediabilmente “impazzito”, dimenandosi in una danza ininterrotta di proclami, illustrazione di nuove fantastiche soluzioni, interventi di presunta semplificazione, ipotesi di sospensione, scorporo, frazionamento temporaneo dell’efficacia giuridica del corpo normativo. Un delirio! Il quotidiano delirio, che il povero operatore sa di dover affrontare, già al primo sorso di un frettoloso caffè.