Il decreto “Semplificazione” e il nuovo regime transitorio delle procedure d’appalto
Alessandro Massari
Nel momento in cui congedo l’editoriale di questo numero si discute dei contenuti del decreto “Semplificazione Sistema Italia”, la cui bozza è stata pubblicata insieme alla relazione illustrativa.
Mai come in questo momento di perdurante emergenza sanitaria e di drammatica crisi economica si avverte una vibrante tensione dialettica tra spinte in avanti verso la massima accelerazione e super-semplificazione delle procedure di affidamento, e controspinte di garanzie di legalità e correttezza dell’azione amministrativa. Con il decreto, ha spiegato il premier nella conferenza stampa di presentazione, “sarà velocizzato l’iter delle opere pubbliche e il rafforzamento dei presidi di legalità. Pensiamo – ha proseguito – a semplificare procedure affidando i contratti in modo più rapido, in questo momento, transitorio. Compatibilmente introdurremo procedure negoziate anche senza bando, compatibilmente alla normativa europea. Deroga associata a misure di trasparenza e controlli antimafia rafforzati”.
Viene messa sotto accusa la c.d. “burocrazia difensiva”, l’atteggiamento inerte e formalistico di alcuni funzionari, che rallentano l’iter dei procedimenti di propria competenza per timore di incorrere in responsabilità, in particolare di tipo erariale, che obbliga chiunque svolga funzioni pubbliche a risarcire gli sprechi di risorse, le condanne al risarcimento danni subite dall’amministrazione per l’illegittimità dell’azione amministrativa causata da azioni oppure omissioni compiute con dolo o colpa grave. L’obiettivo è invece quello di accelerare la realizzazione delle spese di investimento. A questo fine, tra le misure previste dalla bozza di decreto un abuso d’ufficio più specifico e che in un certo senso “protegge” la discrezionalità del funzionario, e una riforma a tempo del danno erariale che rende più pericoloso il “non fare” rispetto al fare: le omissioni e le inerzie saranno più facili da perseguire rispetto ai semplici errori. Il tutto con la possibilità che la sezione di controllo della Corte dei conti nomini un commissario per ogni procedimento.