BUCCE DI BANANA. DOVE IL REI RISCHIA DI SCIVOLARE
Maurizio Motta
Il ReI è ben lontano dall’essere solo una nuova erogazione, ed il sistema avviato con il ReI è una riforma tutt’altro che banale. Dunque, come tutte le innovazioni complesse, nella sua messa in opera si aprono possibili intoppi e rischi; ma le “bucce” sulle quali il “sistema REI” può scivolare vanno affrontate sia come possibili criticità da monitorare, sia come opportunità per migliorare.
Con queste intenzioni si propone qui una chek list forzatamente sintetica di snodi che meritano attenzione, evitando quelli connessi al progetto personalizzato (tema che Welfare Oggi affronterà in futuro) ed ai rapporti servizi sociali/servizi per il lavoro (perché sono già discussi in altri articoli di questo numero della Rivista).
Le questioni sollevate afferiscono a due ambiti principali:
• aspetti tecnici applicativi, situazioni cioè in cui un obiettivo dichiarato rischia di non essere effettivamente raggiungibile se non si interviene su determinati aspetti relativi ad esempio all’organizzazione dei servizi od ai sistemi informativi;
• temi rispetto ai quali si nota un’incongruenza tra la logica che ispira il ReI ed orientamenti condivisi in interventi sociali in qualche modo paragonabili; oppure temi che meriterebbero possibili miglioramenti per i ReI fondati su diverse scelte di politica sociale.
1) Risorse finanziarie. Per fornire una più robusta tutela ad un’adeguata platea di beneficiari è inevitabile l’esigenza di maggiori risorse. Ma altrettanto importante è non congelare il ReI entro uno statuto ingessato di “diritto finanziariamente condizionato” (come invece prevede l’attuale d.lgs. 147/2017 e s.m.i.), ossia esigibile solo nei limiti delle risorse stanziate allo scopo, vincolo che rischia di rendere troppo fragile la natura del diritto, considerando che questo limite non opera per diverse altre prestazioni contro la povertà, anche molto più costose del ReI, in primis gli assegni sociali INPS.
2) L’informazione ai possibili beneficiari. È sicuramente positivo il fatto che siano state intraprese campagne informative istituzionali sul ReI che si aggiungono all’azione informativa dei servizi sul territorio, ma vi sono specifici luoghi nei quali l’informazione sul ReI richiede iniziative specifiche, pena non essere efficace, o non intercettare possibili fruitori che i servizi sociali non conoscono e che potrebbero non ricevere informazioni per il loro contesto di vita. Ad esempio, in istituti di detenzione e pena, campi nomadi, verso persone senza dimora che vivono in luoghi variabili. Che il ReI raggiunga questi
possibili beneficiari dipende perciò anche da come i servizi locali riusciranno ad informarli.
3) Le comunicazioni tra Ministero, INPS ed enti gestori. Per evitare i problemi già emersi in proposito con il SIA, sarebbe utile allestire un canale comunicativo di facile e veloce uso per tutti gli attori locali, esplicitamente dedicato a chiarire rapidamente i dubbi interpretativi di chi opera a contatto diretto con l’utenza.
Anche per evitare che dubbi interpretativi non risolti si traducano in differenze locali non motivate.