Evoluzioni normative sulle valenze dei beni forestali
Alessandro Crosetti
Già in passato autorevole dottrina aveva avuto giustamente occasione di evidenziare come il “bene territoriale”, quale espressione di un ampio contenitore di relazioni umane e realtà circostante, sia una nozione “aperta”, alla quale il diritto non dà un proprio contenuto definitorio esclusivo, in quanto su tale bene interferiscono altri campi del sapere, quali la politologia, la sociologia, le scienze naturali ecc.. Proprio tale percezione ha portato a concepire il territorio nelle sue diverse valenze plurime con riferimento alla tutela di molteplici valori quali la salute, l’ambiente, il paesaggio, la cultura, l’energia anche in funzione di godimento e di fruizione pubblica. Tale percezione, sotto il profilo giuridico, ha indotto il legislatore a individuare strumenti e modelli di intervento oltremodo differenziati per ciascun tipo di interesse territorialmente rilevante che nel corso del tempo hanno dato luogo al sistema delle c.d. tutele differenziate (su cui v. infra).
Al di là dell’eterogeneità dei beni e delle specificità delle normative di settore, vi è un catalizzatore che è rappresentato dall’elemento oggettivo, riferibile a “qualsiasi entità del mondo esterno” in quanto portatrice del “valore territoriale”, quale espressione delle fondamentale esigenza di equilibrio fra la tutela e la protezione dei beni e lo sfruttamento e l’utilizzazione degli stessi, in funzione del benessere e del progresso economico e civile di tutta la comunità insediata su un determinato territorio.
La crescente sensibilità culturale, anche del diritto, nei confronti di tali valori, ha, da tempo, sollecitato una necessaria visione di insieme complessiva e coordinata, volta a garantire al meglio l’interesse del “bene territoriale” unitariamente inteso.
Il territorio, come bene patrimoniale, può dare luogo a rapporti in re o propter rem, formando oggetto di diritti potestativi (di proprietà), ma come “bene territoriale”, cioè bene giuridico in sé considerato, esso soggiace invece a potestà pubbliche, volte non a soddisfare un interesse personalizzato, ma piuttosto a stabilire un rapporto che non è “sul” ma “per il territorio”, salvaguardando l’effettiva potenzialità di godimento e nello stesso tempo di protezione e di tutela.