Governo del territorio, interessi differenziati e tecniche di regolazione
Patrizia Marzaro
Il problema del rapporto tra governo del territorio e interessi differenziati appartiene sicuramente alla ‘fisiologia’ delle questioni da affrontare quando si porti l’attenzione sulla consistenza della materia ‘governo del territorio’, e senza ombra di dubbio esso ha ricevuto risposte differenti nel corso del tempo, in ragione della combinazione di una pluralità di fattori ordinamentali che entrano necessariamente in gioco in questo campo e che vanno dall’assetto plurilivello delle fonti, alla dimensione necessaria della pianificazione, passando per gli orientamenti giurisprudenziali.
Affrontarlo nella realtà attuale, e a maggior ragione entro i limiti di un inquadramento di sistema, significa certamente procedere ad un’analisi nella quale il governo del territorio si pone come un caso tipico di governo della complessità, all’interno del quale la funzione di pianificazione urbanistica, tradizionalmente intesa come finalizzata a presiedere alle scelte di trasformazione e uso del territorio, in modo da assicurarne una convivenza ottimale, si presenta come una funzione figlia di un “concetto debole”, oggi espressione di un sistema non più urbanistico-centrico, anche se appare “impensabile – come è stato osservato – il superamento dello strumento pianificatorio come fonte del governo del territorio in senso lato.
E, infatti, ormai la dottrina si è ampiamente interrogata anche sulla consistenza della stagione della de-pianificazione e sui suoi effetti, ed è giunta a parlare di “passaggio dalla pianificazione territoriale all’uso accettabile del territorio”, mettendone in primo piano i nuovi valori che ne costituiscono la trama: riuso, rigenerazione urbana, sostenibilità, contenimento del consumo di suolo, equilibrato rapporto pubblico-privato, valori nei quali si combinano a propria volta i temi fondanti della sostenibilità ambientale, dello sviluppo economico, della coesione sociale.
La questione dello sviluppo del territorio si presenta ormai in sé recessiva e le nuove finalità da perseguire attraverso strumenti che molto si allontanano da quelli tipici della strumentazione urbanistica si collocano in un quadro dominato dal “moltiplicarsi degli interessi gravanti sul territorio e dei piani preposti alla tutela di ciascuno”, i quali hanno determinato “il superamento della centralità dello strumento urbanistico”.
Peraltro, l’incidenza sul territorio di una pluralità di interessi a dimensione più o meno vasta, ma certamente sovralocale, la spettanza della loro tutela a differenti centri di potere, l’influenza delle scelte sovranazionali di salvaguardia di questi interessi – ambiente, paesaggio, ma non si può ignorare, sul versante opposto, la tutela della concorrenza – non consentono più di affrontare il problema della relazione tra governo del territorio e tutele differenziate in termini dualistici, di rapporto regola-eccezione, con le seconde ad operare in veste di limiti eteronomi rispetto al primo, in quanto espressione di una gerarchia di interessi.