La Cassazione penale sulla manutenzione straordinaria a Palazzo Tornabuoni: va in tilt il Comune di Firenze
Paola Minetti
La sentenza n 6863 della terza sezione della Corte di Cassazione penale, dello scorso 14 febbraio 2017; non ha avuto l’effetto di un San Valentino sul Comune di Firenze. La preoccupazione è quella di un blocco sui lavori di manutenzione o di restauro in città e l’assessore si affretta a dire che non si deve temere perché la sentenza non mette in discussione gli interventi di restauro e risanamento conservativo. Il problema, in realtà, verte sulla possibilità o meno di realizzare dei cambi di uso in buona parte della città ma, soprattutto, nel centro storico. Ma proviamo ad analizzare cosa sia successo nei fatti e quali siano gli interventi, in diritto, espressi dai giudici della Corte di Cassazione penale, terza sezione.
“In assenza del permesso di costruire e comunque in totale difformità dalle numerose DIA presentate, e in violazione dell’art. 79, legge reg. Toscana n. 1 del 2005, e degli artt. 170, 176, 176-bis, del Reg. edilizio del Comune di Firenze, (gli imputati) eseguivano sul «Palazzo Tornabuoni-Corsi» di Firenze, ubicato interamente in zona A del vigente PRG, un insieme sistematico di opere tali da realizzare un complesso in gran parte nuovo, mediante la radicale ed integrale trasformazione dell’immobile, con mutamento della qualificazione tipologica e degli elementi formali dell’edificio, comportanti l’aumento delle unità immobiliari, l’alterazione dell’originale impianto tipologico-distributivo, nonché dei caratteri architettonici dell’edificio, la modifica delle destinazioni d’uso di parti rilevanti dell’immobile stesso, trasformato in gran parte (10.000 metri quadrati) in struttura turistico-ricettizia, in attività terziarie e commerciali, e ciò in assenza di ‘ogni adeguata dimostrazione della compatibilità con i caratteri storici, morfologici, tipologici ed architettonici dell’edificio’, come imposto dall’art. 6.2 delle NTA del PRG”.
Un’imputazione grave, quella di aver completamente eluso le normative esistenti sul cambio di uso e sul titolo edilizio, per realizzare, all’interno di un palazzo situato nel centro storico (di Firenze!) e tutelato dagli strumenti urbanistici, degli interventi non manutentivi, ma di cambiamento di tipologia di uso, atti a trasformare l’immobile in qualcosa di differente da quello legittimamente previsto dalle norme di pianificazione.
Come è possibile eludere le norme?
La risposta è assai semplice: si presentano una serie di titoli edilizi che dicono il “parzialmente vero” e rappresentano una parte dei fatti e si realizzano gli interventi un poco per volta, in maniera che non si abbia mai un quadro completo dell’insieme, e si possa mutare la destinazione di uso dell’immobile tramite vari step. Si rappresentano gli interventi di manutenzione straordinaria (ammessa dalle norme di pianificazione) e si realizzano interventi di altro tipo (non ammessi).