La ‘nuova’ valutazione: mi passi quella pagella?
Giancarlo Cerini
A.A.A. Valutazione formativa cercasi
Ha suscitato molto interesse l’approvazione a opera del Parlamento di un emendamento alla legge 41/2020 di conversione del d.l. 22/2020 (quello, ricordiamolo, che ha introdotto semplificazioni e adattamenti alle valutazioni di fine anno e allo svolgimento degli esami di Stato) che abolisce il sistema dei voti in decimi nella scuola primaria
e prefigura un nuovo modello basato su giudizi descrittivi e indicatori di livello.
“2-bis. In deroga all’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 62, dall’anno scolastico 2020-2021, la valutazione finale degli apprendimenti degli alunni delle classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle Indicazioni nazionali per il curricolo è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione e riferito a differenti livelli di apprendimento secondo termini e modalità definiti con ordinanza del Ministro dell’istruzione”.
Era una richiesta sollecitata da molte parti negli ultimi mesi: ricordiamo i documenti delle associazioni professionali, gli interventi dell’ex-Comitato scientifico del primo ciclo (del quale ho fatto parte), il parere in tal senso del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Dunque, è bene quel che finisce bene… Certamente, ma con alcune puntualizzazioni.
Un anno vissuto pericolosamente…
Molte richieste di superamento del voto in decimi sono scaturite dalla situazione di emergenza che si è determinata nelle scuole italiane a seguito del Covid-19. La frequenza scolastica è stata interrotta da fine febbraio ed è stata sostituita dalla didattica a distanza (DAD). Si è trattato di uno sforzo generoso da parte di tanti insegnanti, al di là dei distinguo dei grandi intellettuali. I docenti hanno cercato di adottare varie modalità (piattaforme, collegamenti sincroni e asincroni, uso dei social, ecc.) pur di mantenere forme di ‘vicinanza’, di relazione educativa, di insegnamento, senza specifiche indicazioni o criteri di carattere nazionale, a parte la nota MI 388 del 17
marzo 2020, che però non indicava uno standard di riferimento: quante ore di DAD, quali piattaforme, quale rilevanza didattica e giuridica delle attività e della valutazione?