La somministrazione di alimenti e bevande tra pianificazione, liberalizzazione e confusione linguistica
Antonella Manzione
La dibattuta questione dell’esatto significato da attribuire alle nozioni di “som-ministrazione” di alimenti e bevande, “ristorazione” e “servizio assistito”, costituisce tematica dall’apparente insignificanza giuridica, se non per gli addetti ai lavori, ma che in realtà lambisce problematiche di assai più ampio respiro, se riguardata dall’ottica della sua potenziale incidenza sui poteri pianificatori dell’Ente territoriale con specifico riferimento all’insediamento delle attività produttive.Su di essa si assiste a un aperto contrasto tra la giurisprudenza del Consiglio di Stato, che focalizzando l’attenzione sulla tutela della concorrenza continua ad allargare le maglie del consumo immediato, e quella del TAR per il Lazio, che al contrario, avallando e valorizzando l’orientamento più volte espresso dal Ministero dello sviluppo economico, tratta separatamente la possibilità di consumo immediato di pietanze offerta da esercizi di vicinato e artigiani alimentari, considerandola una mera modalità di fruizione di prodotti alimentari, accessoria rispetto alla vendita per asporto o a quella di laboratorio, che deve rimanere prevalente.