La somministrazione di alimenti e bevande
Paola Rosellini
La disciplina e i controlli
Il comparto della somministrazione alimenti e bevande o, come viene definito a livello statistico, dei “consumi alimentari fuori casi” costituisce un importante settore in quanto, nonostante la recessione che ha interessato l’economia mondiale a partire dal 2007 e che ha comportato un impatto pesante sui consumi anche fuori casa, in Italia c’è stata una tendenza inversa, una dinamica esattamente opposta, dove la contrazione degli alimentari è riconducibile al consumo domestico e non a quello fuori casa.
Un settore quindi che in Italia non ha risentito della crisi, ma anzi si può affermare in lieve crescita con aumento del numero degli addetti.
Un settore che fino a qualche anno (prima della Riforma Bersani) il rilascio delle licenze, come definito nel gergo tecnico degli “addetti ai lavori”, veniva “contingentato” sulla base di parametri determinati da un rigido rapporto numero abitanti/numero di licenze concedibili. Un settore che è stato al centro di numerose norme di liberalizzazione, anche recentemente soprattutto per quanto riguarda l’eliminazione dei limiti al rilascio delle utorizzazioni (e/o di Scia) se non, come vedremo più avanti, unicamente per giustificati motivi riguardanti per lo più ragioni di sostenibilità socio ambientale. In caso contrario l’attività di somministrazione di alimenti e bevande può essere avviata mediante la presentazione agli Uffici Suap comunali di una semplice segnalazione certificata di inizio attività (Scia).
La materia è disciplinata da norme contenute in varie fonti non esistendo un testo unico, peraltro disciplinanti più aspetti collegati all’esercizio dell’attività di natura igienico-sanitaria, ordine pubblico, professionalità, moralità degli addetti ecc., cerchiamo pertanto di fare un inquadramento il più organico possibile della normativa…