La tormentata vicenda della normativa italiana sul subappalto e la legge europea 2019/2020
Alessandro Massari
La vexata quaestio circa la compatibilità della disciplina e dei limiti nazionali del subappalto rispetto al diritto dell’Unione, aperta dalla procedura di infrazione 2018/2273, torna di stretta attualità: il disegno di legge AC 2670 recante “Legge europea 2019/2020” prevede all’art. 8 (Disposizioni in materia di contratti pubblici. Procedura di infrazione n. 2018/2273) alcune modifiche alla disciplina dell’art. 105 del Codice al fine di conformarsi alle richieste della Commissione europea.
Come noto, il 24 gennaio 2019, la Commissione europea ha inviato una lettera di costituzione in mora nell’ambito della procedura di infrazione n. 2018/2273, con la quale ha contestato all’Italia l’incompatibilità di alcune disposizioni dell’ordinamento interno in materia di contratti pubblici rispetto a quanto disposto dalle direttive europee relative alle concessioni (direttiva 2014/23), agli appalti pubblici nei settori ordinari (direttiva 2014/24) e agli appalti pubblici nei settori speciali (direttiva 2014/25). A seguito della valutazione della risposta del Governo, la Commissione europea ha indirizzato all’Esecutivo una lettera di costituzione in mora complementare del 27 novembre 2019, rilevando i problemi di conformità sollevati in precedenza non ancora risolti e individuando ulteriori disposizioni della legislazione italiana non conformi alle citate direttive.
Il Governo italiano avrebbe comunicato l’intenzione di apportare modificazioni alla legislazione vigente, al fine di adeguare la disciplina nazionale a quella europea, e avrebbe fornito elementi di informazione e di chiarimento rispetto a taluni profili di incompatibilità, che non necessiterebbero di ulteriori interventi normativi.