La trasformazione delle città dopo il Covid-19
Luca Di Giovanni
L’emergenza epidemica causata dal Covid-19 e la grave crisi economica che ne è seguita hanno reso evidente l’esigenza di ripensare l’idea di città e il suo rapporto con il territorio, specialmente con riguardo agli strumenti da utilizzare per la tutela ambientale. In quest’ottica, le tendenze evolutive di trasformazione delle città dovrebbero mirare ad una revisione dello spazio urbano, nella prospettiva di un maggiore utilizzo della “rete”, intesa quale innovazione informatica o tecnologica, per la riduzione dell’impatto ambientale degli interventi umani e per il conseguimento di una sicura efficienza energetica.
Ne sono una riprova le innovazioni tecnologiche nel settore dell’intelligenza artificiale (reti intelligenti di distribuzione dell’energia elettrica, edifici interattivi, domotica, ecc.) e quelle inserite all’interno degli ecodistretti, che consentono l’applicazione di sistemi innovativi di efficienza energetica a livello di quartiere e non soltanto sul singolo elemento urbano. Inizia ad emergere, pertanto, la configurabilità di un diritto alla “rete” inteso secondo due significati differenti: uno tecnologico e un altro sistemico, che non devono essere considerati separatamente, ma devono essere interpretati quali concetti complementari, al fine di garantire un’attuazione più efficace del principio dello sviluppo sostenibile.
Nel corso della storia contemporanea l’utilizzo della “rete” o, più in generale, della tecnologia ha ricoperto un ruolo sempre
più rilevante all’interno della società civile, ponendo il giurista di fronte alla risoluzione di problematiche complesse in merito all’individuazione della regolamentazione più idonea per disciplinare l’innovazione tecnologica compatibilmente con i principi
dell’ordinamento. In particolare, nella materia ambientale si è assistito alla progressiva realizzazione di nuove tecniche di salvaguardia dell’ecosistema, che sono state supportate da specifiche discipline normative e che hanno condotto inevitabilmente alla nascita di nuovi diritti fondamentali.
L’uso degli strumenti della rete si è rafforzato durante il periodo iniziale dell’emergenza sanitaria da Covid-19, quando il Governo ha optato per un lockdown totale delle attività produttive e per l’attivazione di specifiche piattaforme informatiche
funzionali alla veicolazione e condivisione virtuali delle informazioni conoscitive, al fine di sopperire alle limitazioni della
mobilità dei lavoratori dovute proprio all’insorgenza di tale situazione epidemiologica. Misure che hanno consentito, seppur
con effetti limitati e indiretti, di ridurre il livello quantitativo delle emissioni inquinanti.