L’avvio del nuovo anno tra l’attesa legge europea e il “regime transitorio”
Alessandro Massari
Il 2021 non pare iniziato all’insegna dei migliori auspici, tra le debolezze (e le “miserie”) di una classe politica alle prese con l’inaspettata crisi di governo, cittadini e imprese oramai logorati da un interminabile periodo di misure restrittive di contrasto alla pandemia, mentre lo spettro di una drammatica crisi economica e sociale si agita all’orizzonte. La strada per uscire dall’incubo del Covid e dal lungo strascico dei suoi effetti nefasti, pare insomma ancora impervia, benchè si inizi ad intravedere un barlume dalla fine del lungo tunnel.
Nel microcosmo degli appalti pubblici lo sguardo degli operatori è ora rivolto alla prossima legge europea e all’urgenza di risolvere una volta per tutte l’annosa questione del subappalto. Il decreto “milleproroghe”, come noto, ha previsto l’applicazione delle norme transitorie dello “sblocca-cantieri” fino al 30 giugno per quanto riguarda il limite generale del 40%, mentre al 31 dicembre le disposizioni sospensive della famigerata terna dei subappaltatori.
L’incertezza e il disagio sulla persistente applicabilità o meno del limite nazionale a fronte delle note pronunce della Corte di Giustizia UE e di recenti sentenze del Consiglio di Stato – paiono oramai insostenibili e forieri di rallentamenti e ripensamenti delle procedure, in patente contrasto, tra l’altro, con la spinta acceleratoria impressa dal d.l. Semplificazioni. Ne è riprova an-che l’ennesimo contrasto giurisprudenziale verificatosi tra il TAR Lazio, che continua a ritenere legittimo il limite di legge ex art. 105, comma 2, del Codice dei contratti pubblici (TAR Lazio, Roma, sez. III quater, 15 dicembre 020, n. 13527), e il Consiglio di Stato, che ha invece ribadito la necessità di disapplicare quel limite in attuazione dei suddetti rilievi di matrice eurounitaria (Consiglio di Stato, sez. V, 17 dicembre 2020, n. 8101).
Nel dibattito in corso, che vede un’ANAC incline a difendere l’ineludibile necessità di adeguate misure compensative a tutela dell’ordine pubblico economico a fronte della liberalizzazione del subappalto, si è inserita anche l’ANCE che ha stigmatizzato le gravi conseguenze di una prolungata assenza di regole chiare, con effetti assai perniciosi sia sulle attività delle stazioni appaltanti, che si sono ritrovate a decidere in modo diverso, “(…) chi invoca la disciplina europea, chi applica le previsioni italiane, ben più restrittive, creando così il caos assoluto”, che su quelle degli operatori economici, “(…) che non riescono più a comprendere come organizzare la propria azienda”.