Le misure in materia di pacificazione fiscale: definizione, stralcio e liti pendenti
di Cristina Carpenedo
Il decreto-legge n. 119 del 23 ottobre 2018 convertito in legge n. 136 del 17 dicembre 2018, si aggiunge al panorama nrmativo relativo ai debitori di cartelle di pagamento. Nel presente articolo elenchiamo ed esaminiamo le singole fattispecie della norma e l’impatto sulle entrate degli enti locali.
La pacificazione fiscale nel d.l. 119 del 23 ottobre 2018
Le scelte del legislatore in materia di riscossione nazionale sono state caratterizzate da un nuovo decreto-legge che si aggiunge ai precedenti interventi normativi a favore dei debitori di cartelle di pagamento.
Il nuovo decreto n. 119 pubblicato in G.U. n. 247 del 23 ottobre 2018, coordinato con la legge di conversione 17 dicembre 2018, n. 136 in G.U. 18 dicembre, si presenta con fattispecie ben più ampie rispetto alle precedenti.
Va ricordato che la Corte Costituzionale, con sentenza 29/2018 ha dichiarato non fondata la questione di legittimità costituzionale relativa alla definizione agevolata degli artt. 6 e 6-ter del decreto-legge 193/2016. La finalità della definizione agevolata, secondo la Corte, sarebbe quella di riorganizzare la procedura esecutiva, nel momento del subentro ad Equitalia da parte di Agenzia delle Entrate-Riscossione, ente pubblico economico che assume la qualifica di agente della riscossione; il tutto in una complessiva operazione finalizzata ad ottimizzare l’attività di riscossione e a garantire l’effettività del gettito delle entrate. Da ciò, la necessità di una procedura caratterizzata da esigenze unitarie che impongono una disciplina omogenea per tutte le Regioni e gli enti interessati.
Nella tabella seguente si elencano gli interventi più significativi, il beneficio previsto in caso di adesione e l’ambito di applicazione in merito ai tributi locali, in ordine ai quali va indagata la modalità di riscossione e la possibilità di estensione, limitata dal decreto unicamente alle liti pendenti.