Se le nuove tecnologie non bastano: lezioni frontali digitali?
Roberto Baldascino
Insegnare tramite lezioni frontali o tramite le tecnologie sembrano in apparenza due approcci didattici tra loro in antitesi, in realtà non sono così distanti
Insegnare tramite lezioni frontali o tramite le tecnologie sembrano in apparenza due approcci didattici distanti tra loro.
C’è una certa tendenza nel porli alle volte in antitesi, creando da una parte e dall’altra prese di posizione tra sostenitori e contrari: ognuno sottolinea la negatività dell’approccio didattico dell’altro. Per i fautori della frontalità ‘analogica’ le tecnologie sono considerate una perdita di tempo, se non propriamente un danno per l’apprendimento. I più convinti di tale negatività sottolineano che le tecnologie sono strumenti di ‘distrazione di massa’: più che formare distraggono. Per essi l’enfasi posta sull’estetica delle produzioni digitali è di gran lunga superiore rispetto a quella che dovrebbe essere posta sulle risultanze degli apprendimenti.
Per i fautori delle tecnologie la visione è esattamente l’opposto: le lezioni frontali annullano la creatività, deresponsabilizzano e inibiscono del tutto l’apprendimento attivo dello studente.
In realtà, nel bene e nel male, i due mondi non sono così distanti. Approcci frontali dialogici paradossalmente possono produrre un’interattività sincronica complessa di forte impatto formativo, senza per questo usare alcuna tecnologia, mentre approcci digitali banali determinano frontalità trasmissive con limitate risultanze educative. In una presentazione digitale trasmissivo-contenutistica, chi rimane apparentemente attivo di fronte alla platea dei discenti è sempre il docente-presentatore.
Inoltre, nelle giovani generazioni, abituate alla tecnologia e agli ‘effetti speciali digitali’ vissuti nei videogiochi e nel web sin dalla più tenera età, non esiste più nemmeno l’effetto ‘wow’. Le nuove generazioni non manifestano più stupore per animazioni e multimedialità inserite nelle lezioni digitali, capaci un tempo perlomeno di attrarre e mantenere a lungo la loro attenzione. La frontalità, quando è tecnologica, viene ora vissuta dai discenti con fastidio, quasi peggio della tradizionale lezione frontale analogica. Ciò determina scarsa attenzione e atteggiamenti di disimpegno se non propriamente di disturbo. In alcuni casi, anche in colui che presenta si può manifestare una certa dipendenza asservita ai contenuti e alla tempistica strutturate nelle diapositive. L’attitudine alla passività limita nel docente presentatore le iniziative creative, di ampliamento di significato e di personalizzazione. Tali rielaborazioni sono invece determinanti per diffondere e fare recepire ampiamente il messaggio educativo.