Libertà di culto e pubblici poteri: l’edilizia di culto oggi
Aldo Travi
L’articolo tratta delle difficoltà che le comunità religiose islamiche incontrano nell’esercitare la libertà di culto e di religione garantite dalla Costituzione italiana, per problemi legati soprattutto all’opposizione delle amministrazioni locali e, soprattutto in Veneto e in Lombardia, ad alcuni orientamenti del legislatore regionale nel disciplinare la materia urbanistica.
Il nostro Paese sta confrontandosi da una ventina di anni con una situazione nuova, rappresentata dai fenomeni migratori in entrata e, insieme con essi, dall’afflusso di persone di religione diversa da quella cattolica. Il confronto risulta particolarmente complesso con quanti professano religioni non cristiane: in particolare con le persone di religione islamica. Nella mentalità comune sembra avanzare la preoccupazione che le persone di religione islamica rappresenterebbero estranei da tollerare solo temporaneamente e in prospettiva da allontanare, per preservare l’identità della comunità nazionale.
In questo contesto si colloca anche il tema della edificazione di luoghi di culto islamico nelle nostre Regioni. In Lombardia vivono circa 350.000 persone di religione islamica. Per una buona parte si tratta di cittadini italiani: risiedono in Italia da molti anni e sono state naturalizzati. Molti svolgono lavori umili e in genere le loro condizioni non sono di benessere economico; alcuni però hanno studiato e svolgono attività qualificate, anche se talvolta nel lavoro la loro appartenenza religiosa li svantaggia.
Hanno rapporti stretti con i loro Paesi d’origine e ciò, insieme con elementi positivi, comporta anche una certa frammentazione che nelle città più grandi, come Milano, ha impedito di realizzare importanti iniziative comuni. In Lombardia, per le comunità islamiche, sono presenti pochissime moschee in senso proprio (la più nota è a Segrate, vicino a Milano); vi sono poi pochi altri luoghi di culto autorizzati. Per esempio, nella Provincia di Varese, dove le comunità islamiche sono presenti da anni, vi è solo un piccolo luogo di culto autorizzato, in un piccolo Comune (Oggiona con Santo Stefano), intorno al quale gravita una comunità islamica di un centinaio di persone. Per tutte le altre comunità non esiste alcun luogo di culto autorizzato. Nei Comuni maggiori della Provincia molte amministrazioni locali hanno una cospicua tradizione di opposizione alla realizzazione di luoghi di culto islamico e proprio questa opposizione sembra oggi un fattore aggregante di consenso elettorale.
In questa situazione, per l’esercizio del culto quanti risiedono ai limiti occidentali della Regione si recano in Piemonte (così come quelli che risiedono ai limiti meridionali si recano in Emilia-Romagna), mentre nel cuore della Lombardia sono fioriti numerosi centri ‘culturali’ islamici, che dovrebbero fungere solo occasionalmente come luoghi di preghiera e di istruzione religiosa per i bambini. Essi, come spiegherò, operano in un limbo ai margini della legittimità amministrativa, perché sono ammessi solo a titolo ‘precario’: di conseguenza sono esposti quotidianamente a rischi di chiusura.
La maggioranza delle persone di religione islamica che ho incontrato sopporta con pazienza i disagi di questa condizione, ma senza alcun atteggiamento rinunciatario. Spesso sembra confidare nell’intervento di autorità superiori che in realtà non vogliono intervenire o, come ho riscontrato personalmente per alcuni Prefetti, sono del tutto convinti dell’urgenza di un intervento risolutivo, ma non dispongono di poteri o di strumenti per realizzarlo. Di conseguenza il culto islamico viene esercitato in condizioni di fortuna, spesso in vecchi insediamenti produttivi dismessi, in scantinati, ecc., in genere in condizioni di notevole precarietà, anche perché queste persone sono facilmente vittima di abusi. È facile ingannare chi proviene da Paesi stranieri, molto diversi dal nostro, anche dal punto di vista delle tradizioni giuridiche. Ho conosciuto il caso di locazioni, con canoni elevati, stipulati solo in forma verbale; un contratto di locazione per uno scantinato era stato stipulato da una persona che incassava regolarmente i canoni da una associazione islamica, ma che in realtà non aveva alcun diritto sull’immobile; con una certa frequenza sono offerte a caro prezzo alle associazioni aree sulle quali però, per vincoli paesaggistici e ambientali, non è possibile neppure realizzare le coperture precarie per la preghiera del venerdì.