L’ingegneria e l’architettura italiana e internazionale si raccontano
Aldo Norsa
La necessità di crescita (dimensionale e professionale) delle società del progetto (architettura e ingegneria) ha spinto a riunire nell’Aula Magna del Politecnico di Milano oltre cento attori professionali. Venticinque dei quali hanno preso la parola dibattendo esperienze, proposte e strategie in forma di brainstorming. Ecco quanto emerso dal dibattito.
La piccolezza delle società italiane del progetto fa impressione: sia la somma dei fatturati delle prime 150 dell’ingegneria (2 miliardi) che delle 150 al top dell’architettura è tre volte inferiore alla cifra d’affari delle numero uno mondiali (entrambe statunitensi): rispettivamente Aecom e Gensler. L’esportazione vale un terzo del fatturato in entrambi i casi, a cui aggiungere l’operatività “estero su estero”, mentre nel nostro mercato sono presenti (tra le top 150) 20 filiali di grandi gruppi stranieri di ingegneria e tre nell’architettura.
Tra le maggiori novità nell’ingegneria si segnalano: l’ingresso in Borsa (segmento Aim) nel dicembre 2017 di Dba Group, che nel febbraio aveva acquistato la seconda società slovena di informatica Itelis (dopo Actual It) e nell’aprile 2018 SJS Engineering; la cessione di Geodata nell’agosto 2017 a PowerChina, quinto tra i global contractors secondo Enr; l’acquisto, non ancora formalizzato, di J&A da parte del gruppo immobiliare saudita Fawaz Alhokair e infine la partnership siglata nel febbraio 2018 da Rina Consulting con la tunisina Comete Engineering.
Nell’architettura spiccano: la scissione di 5+1 Aa nel settembre 2017 in Atelier(s) Alfonso Femia AF517 e Gianluca Peluffo & Partners, l’abbandono del mercato italiano da parte di Daniel Libeskind che dall’agosto 2017 non opera più con due società ma tramite SBGA / Blengini Ghirardelli; la partnership siglata nel novembre 2017 tra Lombardini22 e Cibic Workshop e la nascita nell’ottobre 2016 di Valle 3.0, spin off di Studio Valle Progettazioni. Infine Mate, nata dalla fusione di Tecnicoop e Veneto Progetti, ha affittato nel gennaio 2018 un ramo d’azienda di Sts.
Amelia Simondo Rolla (Studio Rolla)
Negli ultimi trent’anni, che mi hanno vista socia oltre che moglie di Alberto Rolla, si sono avvicendate, tra dipendenti e collaboratori a partita Iva, circa duecento persone, in equilibrio paritario tra donne e uomini: Studio Rolla oggi ne impiega 40.
Nella mia posizione di non architetto – laureata in filosofia della storia – ho potuto osservare i mutamenti di domanda e offerta del settore, con un occhio talvolta più materno che imprenditoriale, ricavandone alcune considerazioni.
Quello che, come ovunque, ha determinato una variazione importante è la tecnologia: si è manifestato un problema di metodo e di comprensione di realtà complesse, impensabile trent’anni fa. I giovani architetti, rapidi e intuitivi sulle nuove tecnologie, sensibili al richiamo di nuove procedure per la sostenibilità ambientale, non sanno più disegnare in scala, considerare le sovrapposizioni normative e cogliere le contraddizioni tra buoni propositi e concrete soluzioni ai problemi. Nelle nuove leve, spesso, dopo l’entusiasmo di partecipare alla realizzazione di opere destinate a durare, subentra lo sgomento che le cose siano molto più complicate e che computer e internet, di fatto, siano strumenti e non obiettivi e che la strada per raggiungere i risultati sia impervia. La trasmissione delle competenze oggi non è più data dalla cifra stilistica del professionista senior. La trasmissione dei risultati ottenuti dalla generazione precedente sta nella capacità di far sorgere nei giovani quesiti del tipo: “Siamo proprio sicuri che sia questa l’unica via?”, testimoniando, per contro, quotidianamente entusiasmo per le nuove sfide.
Lamberto Cremonesi (Crew)
Nei suoi trent’anni di vita Crew ha progettato una sessantina di stazioni di linee sotterranee metropolitane nel mondo partendo dal concept architettonico e sviluppando anche la progettazione strutturale: motivo per cui la mia società è nella classifica dell’architettura.
Perché l’integrazione tra architettura e ingegneria è necessaria per rispondere alle aspettative del mercato. Per sfruttare al meglio queste sinergie, anche se oggi è vero che nelle videoconferenze si parla con il mondo, non è certo venuta meno l’esigenza di avere un nucleo di progettisti (e specialisti) in una singola sede: nel nostro caso a Brescia. Essendo sotto lo stesso tetto e a stretto contatto la sinergia tra gli architetti e gli ingegneri (non meno inventivi) funziona sicuramente meglio. Anche se so benissimo che dimensione non è sinonimo di qualità, per accedere all’esportazione una dimensione minima è vista dai clienti come sinonimo di garanzia, ed è per questo che la bottega artigiana non può più resistere in un contesto dove si va all’estero per sopravvivere.
La società quando è nata trent’anni fa era “autoriale”, ma oggi mi piace pensare che non sia più così. Anche l’acronimo Crew (Cremonesi Workshop), che evoca “equipaggio”, permette di valorizzare e far crescere talenti che possano dare continuità e qualità alla società e in questo processo di crescita interna un ruolo fondamentale lo hanno i giovani. Per affrontare il passaggio generazionale bisogna prepararsi con il dovuto anticipo, ed è per questo che abbiamo individuato per ciascun ruolo chiave almeno due giovani che guidati dalle figure con maggior esperienza stiamo facendo crescere da anni in termini di competenze e responsabilità.