Lo stato di manutenzione delle infrastrutture pubbliche
Francesco Sebastio
Quando si parla dello stato di manutenzione delle infrastrutture pubbliche è evidente il riferimento ad opere realizzate e in esercizio da breve o lungo tempo.
Dunque si tratta di opere pubbliche che avendo attraversato le fasi della programmazione e della relativa realizzazione/attuazione sono entrate nel loro “ciclo di vita” per svolgere la funzione assegnata (ponte; strada; edificio pubblico; ecc.) e conservare le caratteristiche fisiche (strutturali; materiche; geometriche; ecc.) e prestazionali per le quali sono state progettate. Inoltre – e non secondariamente – durante questa fase di esercizio ogni opera pubblica deve garantire le condizioni di sicurezza per i relativi fruitori.
Troppo spesso, però, nel processo di programmazione e realizzazione delle opere pubbliche, viene dato scarso rilievo a quella che potremmo definire la “cultura” della manutenzione.
Se è vero che l’art. 23, comma 8 del d.lgs. n. 50/2016 (c.d. Codice dei contratti pubblici) stabilisce che il progetto esecutivo deve essere corredato da un apposito piano di manutenzione dell’opera e delle sue parti in relazione al ciclo di vita, è pur vero che al termine
dell’esecuzione dell’opera non sempre la pubblica amministrazione inserisce nei propri programmi pluriennali le risorse umane, strumentali e finanziarie adeguate all’attuazione di quanto previsto nei piani di manutenzione.
D’altro canto non si può trascurare il fatto che gran parte delle infrastrutture pubbliche è stata realizzata oltre 50 anni fa. Si pensi, ad esempio, all’autostrada A1 (nota anche come Autostrada del Sole) che collega Roma a Milano e che è stata ultimata nel 1964. I suoi ponti e i suoi viadotti sono stati realizzati principalmente con l’uso del calcestruzzo armato la cui durabilità – intesa come capacità di conservare nel tempo le prestazioni iniziali – è strettamente legata all’ambiente più o meno aggressivo in cui si trova; ma anche alle dimensioni del copriferro, che ove diminuito anche solo di 1 centimetro può determinare la sensibile riduzione della vita utile di servizio delle strutture, in quanto le armature risultano maggiormente esposte ai fenomeni della corrosione. Inoltre, quando le barre di armatura si ossidano aumentano il proprio volume creando forti pressioni al proprio intorno arrivando a lesionare il copriferro in calcestruzzo e a provocarne l’espulsione.
A questo punto le barre di armatura restano esposte alla diretta aggressione dell’ambiente esterno che ne accelera la corrosione.
Orbene, prima di illustrare lo stato di manutenzione delle infrastrutture pubbliche ritengo utile soffermarmi su alcuni concetti dai quali non si può prescindere per eseguire in maniera adeguata qualsiasi intervento di manutenzione: la conoscenza e il monitoraggio.