L’obbligo di abbandono del nostro territorio da parte dei non italiani e le conseguenze anagrafiche
Nicola Corvino
La presenza di immigrati, sia comunitari che stranieri, in Italia ha comportato, sin dall’inizio della sua crescita esponenziale, l’adozione di una serie di misure finalizzate a regolamentare non solo l’accesso ela permanenza in Italia, ma anche l’obbligo di uscita dal nostro territorio per mancanza dei requisiti prescritti o per altre ragioni individuate dal legislatore.
La necessità di disciplinare l’abbandono coattivo del territorio nazionale ha indotto il legislatore ad introdurre una serie di istituti giuridici in relazione alla loro tipologia ed ai destinatari, quali il respingimento, l’allontanamento, l’espulsione e l’accompagnamento alla frontiera.
Pertanto, dopo una serie di provvedimenti emanati per fronteggiare la situazione che andava assumendo contorni sempre più particolari e variegati, la legge 6 marzo 1998, n. 40, nota come legge Turco-Napolitano, che disciplinava, per la prima volta, in maniera piuttosto organica la materia dell’immigrazione degli extracomunitari in Italia, è stata trasfusa nel “Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero”, approvato con d.lgs. 25 luglio 1998, n. 286. Quest’ultimo, col suo Regolamento di esecuzione, allo stato attuale, con le continue modifiche subite, rappresenta l’unico autentico riferimento legislativo in una materia tanto complessa e delicata, quanto di importanza fondamentale.
Il Testo unico definisce lo status sociale dell’immigrato, prospettandone una sua reale integrazione, e mai convertiti in legge.
disciplina gli aspetti legati alla pubblica sicurezza e all’ordine pubblico concernenti, nello specifico, l’ingresso, il soggiorno e l’espulsione…