Medicinali biosimilari e originators tra sostenibilità del SSN, libertà del medico e gare pubbliche
Fausto Massimino
1. Il concetto di biologico originator e biosimilare – Profili regolatori
Mentre la nozione di medicinale generico può considerarsi acquista, sia in termini giuridici, che farmacologici, non altrettanto può dirsi per i biosimilari, in relazione ai quali l’applicazione acritica
delle categorie interpretative elaborate per i generici, così come la sottovalutazione di alcune distinzioni esistenti all’interno della stessa categoria di farmaci biologici, sarebbe fuorviante.
Secondo la European Medicines Agency (EMA), infatti, il medicinale biologico “contiene una o più sostanze attive derivate da una fonte biologica; alcune di queste sostanze attive possono essere già presenti nell’organismo umano ad esempio proteine come l’insulina, l’ormone della crescita, e l’eritropoietina. I medicinali biologici sono molecole più grandi e più complesse rispetto ai medicinali non biologici. Soltanto gli organismi viventi sono in grado di riprodurre tale complessità”. In generale, quindi, si tratta di prodotti derivati da sostanze presenti nell’animale o nell’uomo, che vengono modificate o sintetizzate in laboratorio, mantenendo caratteristiche e strutture simili agli analoghi composti sintetizzati dall’organismo umano. Pertanto, proprio perché costituiti da materiale vivente e da una struttura complessa, i medicinali biologici “have aninherent degree of minor variability (microheterogeneity) which must fall within the acceptable range to ensure consistent safety and efficacy” . Il primo Position Paper sui biosimilari, pubblicato il 13 maggio 2013 ed elaborato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA)5 sulla scorta del Doc.
Ref. EMEA/74562/2006 Rev.1, chiarisce la distinzione tra medicinali biologici in senso stretto, individuabili quando il principio attivo è rappresentato da una sostanza prodotta o estratta da un sistema biologico, ed i prodotti biotecnologici, per i quali il principio attivo è costituito da una sostanza derivata da una sorgente biologica attraverso procedimenti di biotecnologia, comprendenti le tecnologie del DNA ricombinante, l’espressione controllata di geni codificanti proteine biologicamente attive nei procarioti o negli eucarioti, metodi a base di ibridomi e di anticorpi monoclonali. In generale, si tratta di farmaci che talora possono rivelarsi efficaci in modo mirato e selettivo, in relazione alla singola struttura, recettore, proteina o sequenza di DNA dei pazienti (cosiddette target therapies).
I farmaci biologici hanno strutture proteiche complesse, ad alto peso molecolare, un effetto che dipende dalla composizione, ma anche dalla forma spaziale tridimensionale, ed esigono una tecnica di produzione particolarmente complessa, con molte variabili scarsamente controllabili ed un processo di purificazione altamente complesso, caratterizzandosi quindi per una complessità strutturale molto maggiore rispetto a quelli tradizionali, a sintesi chimica. All’interno della categoria dei medicinali biologici, in ambito scientifico si è quindi delineata la distinzione tra “prodotti semplici ” e “complessi ”: con i primi si intendono quelli dotati di minore complessità strutturale, con instabilità e modificabilità più limitate, quali ad esempio, l’ormone della crescita, le epoetine e i farmaci G-CSF, mentre alla seconda categoria sono riconducibili gli anticorpi monoclonali, caratterizzati da un’articolazione strutturale maggiore, indotta da un processo produttivo ben più sofisticato, che determina una più alta probabilità di modificazioni post-traduzionali, e destinati a finalità curative più critiche, come ad esempio la terapia oncologica adiuvante. In ragione di ciò, gli anticorpi monoclonali vengono spesso sviluppati in modo tale da renderli attivi soltanto su un determinato bersaglio, grazie ad una modifica che li rende capaci di riconoscere come aggressori le strutture malate (cellule tumorali) o le proteine coinvolte nel processo patologico, potendo quindi agire direttamente su queste, con l’obiettivo di non danneggiare le cellule sane.