Mi faccio l’auto nuovà. La corretta gestione della spesa tra verifica el fabbisogno ed esplorazione delle diverse opportunità di soddisfacimento
Emiliano Bezzon
Mi è capitato spesso, negli anni, di valutare progetti di corpi e servizi di polizia locale finalizzati all’erogazione di contributi da parte degli enti regionali. Il più delle volte si trattava di semplici acquisizioni di beni: tecnologie, applicativi e, moltissime volte, veicoli con livree o senza. Ancora recentemente, esaminando i progetti relativi a bandi per la sicurezza urbana finanziati dal Ministero degli interni, ho rivissuto esperienze analoghe, appurando che molto spesso si utilizzano questi preziosi fondi per il rinnovamento o l’ampliamento del parco veicolare. Il che, in sé, non è affatto un male. Occorre però capire fino a che punto l’acquisizione di nuovi veicoli sia supportata da reali esigenze operative o non sia, invece, conseguenza di valutazioni diverse, non sempre corrette sotto il profilo gestionale. Da diversi anni ormai, le polizie locali possono, anzi dovrebbero, fare riferimento a Consip o altre piattaforme pubbliche per i propri acquisti. Da questo dovrebbe derivare, quale logica e necessaria conseguenza, una maggiore uniformità del parco veicolare in dotazione delle diverse città e regioni del nostro paese. Ma non è così. È pur vero, che le procedure di acquisto previste dal nostro ordinamento consentono, in determinate circostanze e condizioni, di procedere al di fuori dei contratti stipulati dalle agenzie nazionali. Il tema della spesa sui veicoli è solo uno dei tanti che potremmo riferire alla gestione economico-finanziaria dei servizi di polizia locale. Non certo e non solo per dire che i fondi a disposizione vengano spesi male o inopportunamente, ma per poter almeno cercare di verificare se non si possano spendere meglio. Ad esempio: in quante occasioni si continuano a perpetrare acquisti di beni mobili registrati quando è ormai del tutto evidente che è assai più conveniente fare riferimento alle forme di noleggio a lungo termine ormai ampiamente disponibili sul mercato? E ancora, quanti sono i comandi e i servizi che colgono tutte le opportunità esistenti per l’acquisizione in uso di veicoli confiscati, praticamente a costo zero per le amministrazioni utilizzatrici? È questo un espediente da anni ampiamente utilizzato dai corpi di polizia dello Stato e, purtroppo, nell’ambito delle polizie locali, solo da alcuni comandi delle città di maggiori dimensioni, Milano in primis. In realtà questo strumento costituisce un’opportunità davvero rilevante, perché determina concretamente un significativo risparmio per la pubblica amministrazione nel suo complesso. Da un lato, per chi utilizza questi veicoli avendone la disponibilità senza alcun costo di acquisizione; dall’altro per lo Stato che può significativamente contrarre le spese per l’amministrazione della giustizia, togliendo dai depositi veicoli e riducendo conseguentemente le spese di custodia.
Qualcuno potrebbe obiettare che si tratti di procedure complesse. Altri potrebbero anche dire che i veicoli di maggiore qualità e valore vengono acquisiti prioritariamente dalle forze di polizia dello Stato. Nessuna delle due affermazioni risponde al vero. Quanto al secondo aspetto occorre, ancora una volta, partire da una concreta ed effettiva analisi del fabbisogno di veicoli per le diverse tipologie di servizi erogati dalle polizie locali. Non credo, nei fatti, che alle polizie locali italiane servano auto di grosse dimensioni e cilindrata, quali su SUV o berline prestigiose e sicuramente accattivanti. Più facilmente, possono rivelarsi utili furgoni di medie o piccole dimensioni, per le attività di dissequestro o per la logistica in generale. Così come per i servizi in ambito urbano di sicuro possono rivelarsi utili delle berline di medie dimensioni caratterizzate piuttosto da ampi spazi di bagagliaio per le dotazioni e un sufficiente comfort per gli equipaggi. Sono queste le caratteristiche di una utilitaria di fascia media o medio alta, sulla cui disponibilità nel parco vastissimo dei veicoli confiscati non ho alcun dubbio. Quanto al primo aspetto, quello cioè della possibile difficoltà ad approntare le procedure di acquisizione da parte soprattutto di comandi e servizi medio piccoli o piccolissimi, credo che ogni criticità potrebbe essere utilmente e facilmente superata se, ad esempio, le strutture regionali operassero a supporto delle realtà più piccole, affiancandole in queste attività amministrative, magari stipulando convenzioni quadro con le procure. Questo potrebbe costituire un aiuto concreto, per lo meno equivalente all’erogazione di contributi per gli acquisti, caratterizzato però da una virtuosità eccezionalmente più rilevante. Perché non si tratterebbe di investire nuove risorse per nuovi acquisti ma si tratterebbe invece di utilizzare competenze e risorse umane per attività di riutilizzo intelligente di beni già nella disponibilità della pubblica amministrazione, con i doppi benefici già indicati poc’anzi. Si tratta dell’uovo di Colombo? Forse sì, e se anche lo fosse non si vede per quale ragione non fare ricorso a questa opportunità. Si tratta forse della miglior soluzione possibile? Sicuramente no, ce ne potranno essere altre migliori, ma è una delle possibilità concrete e immediatamente disponibili per riqualificare le dotazioni dei corpi e servizi di polizia locale con dei costi minimi, tendenzialmente azzerati. E allora perché non farvi ricorso? E allora perché non diffonderne la pratica, anche con gli adeguati supporti, da parte delle competenti direzioni regionali? Le regioni hanno per legge un ruolo molto rilevante con riferimento alle polizie locali. È assai riduttivo esercitarlo solo attraverso l’erogazione di contributi, che pure sono utili se ben orientati e finalizzati, o l’emanazione di regolamenti sull’utilizzo di dispositivi tecnici, sulle dotazioni sulle uniformi. E bene che le strutture regionali, laddove esistenti, si occupino anche di mettere concretamente e utilmente in relazione le amministrazioni locali, soprattutto le più piccole, con le agenzie e le amministrazioni statali. Non è certo la spesa relativa ai veicoli o alle dotazioni tecnologiche l’unico aspetto rilevante nella gestione di un corpo o servizio di polizia locale, è però forse quella in cui a volte è possibile intravedere se non dei veri e propri sprechi qualche ingiustificato eccesso. Lavorare con mezzi e strumenti adeguati e in spazi confortevoli e senz’altro utile per migliorare il benessere organizzativo e, immediatamente dopo, per aumentare la qualità e forse persino la quantità dei servizi offerti alla cittadinanza. Su questo punto i responsabili dei servizi e gli amministratori pubblici sono chiamati a riflettere, ancor prima e ancor meglio di quanto normalmente si faccia per mettere mano a situazioni, più o meno emergenziali, di contrasto con la normativa vigente in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. E siccome uno dei maggiori ostacoli ad affrontare ordinariamente questi temi sta proprio nella esiguità delle risorse reperibili nei bilanci comunali, oltre ad attingere ad ogni possibile forma di finanziamento esterno, è ormai imprescindibile un serio e puntuale lavoro di verifica dei costi e reperimento di ogni possibile forma di contenimento degli stessi. Quella cui abbiamo fatto cenno in queste righe è una delle possibili, ma ce ne sono diverse altre. Quel che conta e che ci si abitui sempre più a porre al centro della riflessione gestionale l’idea che il contenimento delle spese non significa necessariamente impoverimento o peggioramento delle condizioni operative e di lavoro, anzi può concretamente significare un miglioramento delle stesse. Da qui deriva la necessità che i comandanti responsabili dei servizi siano sempre più formati nello sviluppo di competenze gestionali e manageriali, senza ovviamente perdere la vocazione primaria e le proprie competenze in materia di sicurezza. Anche su questo punto le specifiche strutture regionali, deputate a erogare la formazione, possono introdurre iniziative di assoluto rilievo magari, come si auspica da anni, non solo in ambito regionale o sovraregionale, ma in ambito unitario con riferimento all’intero Paese.