Occupazione di suolo pubblico: come opera la discrezionalità del Comune
Mario Petrulli
Uno dei campi dove meglio si esprime la discrezionalità amministrativa, anche laddove mitigata dall’esistenza di un apposito regolamento, è quello relativo all’occupazione di suolo pubblico; in questa occasione ci occuperemo brevemente di come detta discrezionalità sia presente in tutte le fasi relative.
Secondo la giurisprudenza, l’occupazione di una porzione di suolo pubblico si configura come una vera e propria concessione d’uso, ossia alla stregua di un provvedimento amministrativo – espressione di un potere pubblicistico ampiamente discrezionale – con il quale l’amministrazione locale sottrae il predetto bene all’uso comune e lo mette a disposizione di soggetti particolari (c.d. uso particolare); può, pertanto, essere concessa solo previo accertamento che la stessa permetta comunque di realizzare una funzione primaria o comprimaria del bene pubblico e non per il conseguimento di interessi meramente privati, previa comparazione della complessa compagine dei contrapposti interessi in gioco, di cui si darà atto nel provvedimento espresso concessorio, contemperando caso per caso l’interesse pubblico alla sicurezza della circolazione con quello privato all’utilizzo del suolo pubblico per motivi commerciali.
In sintesi, perciò, l’amministrazione è chiamata ad esercitare in questa materia un’ampia ed estesa (quanto ad interessi coinvolti) discrezionalità, posto che i suoi compiti non consistono e non si risolvono nella mera scelta delle aree da occupare, ma anche nella scelta della dimensione, dei tempi, dei modi dell’occupazione e di tutte le eventuali restrizioni e forme di contemperamento ritenute, di volta in volta, opportune dal punto di vista viabilistico, urbanistico, architettonico, paesaggistico, tenendo conto della pluralità di interessi pubblici e privati coinvolti; ad esempio, in un caso concreto, è stato negato l’ampliamento di un’occupazione di suolo pubblico perché avrebbe completamente ostruito l’accesso ad una fontana storica, oggetto di un intervento di restauro e caratterizzata da un intrinseco pregio artistico ed ubicata in uno snodo che ne consente la visione da più parti, pregiudicandone la visibilità della stessa e compromettendo gravemente il decoro urbano, storico e architettonico.
Conseguentemente, l’ente può sempre stabilire limiti e modalità di utilizzo dell’occupazione di suolo pubblico, purché non manifestamente illogici o irragionevoli: ad esempio, nel caso di concessione del suolo pubblico richiesta al fine dichiarato di effettuazione di attività di propaganda politica, secondo la giurisprudenza, è corretto l’operato dell’amministrazione nel richiedere, al fine di valutare l’assentibilità dell’istanza, una dichiarazione preventiva di adesione ai valori costituzionali dell’antifascismo e di ripudio del fascismo e del nazismo: così facendo, l’amministrazione ha bilanciato correttamente l’interesse privato della ricorrente a svolgere attività di propaganda politica con l’interesse pubblico a che ciò avvenga nel doveroso e consapevole rispetto dei valori costituzionali.