Oltre l’aula: una didattica Dada?
Daniele Barca
Quante volte uno studente svolge attività di apprendimento fuori dall’aula in un anno scolastico? Quante insieme a gruppi classe o di lavoro differenti dalla propria classe? Quante volte, salvo cause di forza maggiore (assenze, scioperi, particolari organizzazioni giornaliere) l’orario risponde a una logica di apprendimento (per esempio al mattino le materie che richiedono concentrazione, al pomeriggio quelle che vogliono più partecipazione)? Quanto tempo scuola è giocato sull’interdisciplinarietà,
sulla pluridisciplinarietà, sulla multidisciplinarietà? La scuola italiana dai 6 ai 18 anni, tranne alcune eccezioni dovute a sperimentazioni metodologiche (scuole “Senza Zaino”, didattica per ambienti di apprendimento (Dada), la ‘maestra a righe e a quadretti’) o alla laboratorialità tipica degli istituti professionali, è legata alla fissità, all’armonia e alla conseguenzialità di quattro variabili dipendenti. L’una non viene senza o prima dell’altra. Cambiarne una, ‘metterne in movimento’ una, significa agire per lo meno su un’altra: – aula: come luogo di apprendimento unico, generalista, spazio di vita; – classe: come insieme di coetanei, senza personalizzazione dei percorsi, unico collante l’anno di nascita (appunto la ‘classe’); – orario: come struttura determinata da fattori organizzativi, desiderata, vincoli di natura contrattuale ma non sempre didattica; – discipline: su questo sarebbe lungo soffermarsi, ma sempre più frequentemente anche dove dovrebbero dominare – per le Indicazioni o per la storia della didattica in Italia – le aree di apprendimento con forti connotazioni trasversali, si scivola perso un disciplinarismo spinto,
degno del miglior ‘gentilismo’.
Non è un caso che molte delle innovazioni didattiche messe in atto da sempre tocchino uno di questi aspetti. Toccarne uno senza toccare gli altri, però significa – a un altro parallelo – non riconoscere che l’innovazione metodologica a scuola c’è, ma avviene in singole classi e non è elevata a sistema. Sganciare l’aula dalla classe è una pratica didattica già invalsa in molte esperienze italiane. In genere si tratta di esperienze (dirompenti naturalmente nella secondaria) che privilegiano l’aula disciplinare o specialistica, cioè affidata al singolo docente in via esclusiva.