Pane, amore e ..
Emiliano Bezzon
Per i più giovani il cognome De Sica al cinema corrisponde al nome di Christian, quelli più anziani pensano invece immediatamente al padre Vittorio.
Tra le sue commedie di maggiore successo, grazie anche alla presenza di splendide protagoniste femminili, ci sono sicuramente “Pane, amore e gelosia”, “Pane amore, e fantasia” e “Pane amore e…”.
Nei primi due film il noto attore e regista vestiva i panni del maresciallo comandante la stazione dei Carabinieri, nel terzo era diventato comandante dei Vigili Urbani e direttore della banda cittadina, nientemeno.
Per gli appassionati e per la precisione di informazione che caratterizza la nostra rivista, mi permetto di segnalare anche una quarta pellicola “Pane, amore e Andalusia”, che ebbe però minore successo.
Il tema delle incursioni a vertici dei Corpi di Polizia Municipale da parte di uomini e donne provenienti da forze di Polizia dello Stato è tornato ancora recentemente in auge a seguito dell’ennesima nomina di un esponente della Polizia di Stato al vertice del Corpo di Roma Capitale.
L’inveterata questione scalda gli animi (che poi rapidamente, ad ogni buon conto, si raffreddano) da decenni, un po’ come la discussione sulla riforma della polizia locale; anzi spesso le due cose vengono collegate, inopinatamente.
Nel tempo si sono succedute proposte di albi nazionali di comandanti e si sono anche previsti per legge albi regionali, che non hanno e non potranno mai avere valore vincolante per le amministrazioni comunali.
Perché i comuni, legittimamente, godono di autonomia organizzativa, ovviamente nell’ambito del quadro legislativo vigente e dei contratti collettivi di lavoro.
Quindi i Sindaci possono nominare Comandanti dei propri corpi di polizia chi vogliono. E così avviene, da tempo immemore.
Se penso alla città di Milano, ad esempio, i Comandanti del Corpo sono sempre stati scelti tra uomini provenienti dalla Polizia di Stato, dai Carabinieri, dall’Esercito, dal mondo delle imprese private, tranne pochissime eccezioni, da contare su una mano.
A volte si fanno dei concorsi, altre volte delle selezioni, altre volte nulla.
Tutto ciò è legittimo? È opportuno?
Sul primo aspetto si può pronunciare solo un giudice, del secondo si occupa la politica, a tutti i livelli.
D’altro canto, mi piace anche ricordare che anche nei Carabinieri, prima della loro trasformazione in forza armata, pur essendo la prima arma dell’Esercito, il Comandante era scelto tra i Generali delle altre Armi.
Solo da pochi decenni il Comandante dell’Arma viene dal suo interno.
Chissà poi perché si grida allo scandalo se il Comandante viene prelevato dai ranghi della Polizia o della Guardia di Finanza, ma nessuna questione si solleva se invece viene nominato un dirigente che fino a poco prima si occupava di servizi demografici, o cultura o servizi alla persona, come più volte è accaduto.
Non me ne vogliano i colleghi posti ai vertici dei Corpi, ma i problemi della polizia municipale non stanno nel modo in cui vengono nominati i Comandanti.
La polizia municipale è ferma, è rigida: involve, anziché evolvere.
Non è attrattiva per le migliori giovani risorse umane e non si tratta solo di questioni economiche.
Un giovane che decide di entrare in un corpo di polizia municipale che prospettive di carriera ha?
Poche, pochissime per non dire nulla.
Non esistono meccanismi di riconoscimento formale e sostanziale dell’anzianità di servizio e le possibilità di avanzamento nel grado non sono certe, anzi.
La mobilità tra comandi è una procedura molto complessa, che deve passare attraverso percorsi di evidenza pubblica (sacrosanti per carità), che allungano i tempi a dismisura.
Per cui chi volesse fare una nuova e diversa esperienza professionale o volesse solo cambiare città o regione, deve affrontare percorsi complessi.
Basterebbe una sorta di piattaforma nazionale (ufficiale, di ufficiose ne esistono alcune ma non servono se non a fornire informazioni di disponibilità) in cui far convergere domanda e offerta, incrociandole.
Questi sono i problemi concreti per gli uomini e le donne che sono in polizia locale. Questa la ragione per cui le nuove leve, spesso abbandonano per altri percorsi di carriera. E lo stesso vale per chi è in servizio da tempo.
Per questo, come accennato in un precedente editoriale, non c’è da stupirsi se siano sempre di più quelli che migrano verso altre istituzioni.
E allora occorre legiferare più incisivamente sui temi dell’organizzazione e del rapporto di lavoro, che importano agli operatori molto più di qualifiche, banche dati e via dicendo. Scusatemi la franchezza.
Ma il legislatore, ormai lo abbiamo capito, è assai distratto e quando non lo è apparare confuso. Forse meglio non farci troppo conto.
E allora si avanzino le Regioni: hanno fatto (tutte o quasi) la loro bella legge regionale sulla polizia locale? Hanno elargito – finché hanno potuto – contributi per il rinnovamento e potenziamento tecnologico? Hanno rivisto (ancora non tutte ahimè) le uniformi rendendole più funzionali al servizio e magari meno costose per le amministrazioni locali Bene: adesso si lavori sulle risorse umane.
Alcune lo hanno fatto: chapeau!
Concorsi unici per sgravare i comuni (soprattutto i più piccoli) dalle costose e faticose procedure concorsuali, percorsi di formazione strutturati (magari tornando a ragionare su standard formativi condivisi) e realmente attivati in modo da coprire il fabbisogno formativo dei neoassunti; piattaforme per la condivisione in mobilità o altri istituti di risorse che è opportuno muovere da un comando all’altro per esigenze personali o di servizio…
Questo significherebbe davvero incidere sulla qualità dei servizi ma soprattutto sulla motivazione del personale, rendendo più accattivante la carriera in polizia locale, arrivando così ad attrarre risorse invece che farle andare via.
Non ce l’ho con i comandanti (sarebbe come prendermela con me stesso), ma con chi continua a non centrare il problema, più o meno consapevolmente. Un buon comandante può derivare dall’interno dei Corpi, come da qualsiasi altra parte, senza pregiudizi. Occorre solo individuarlo con le giuste competenze e metodologie.
Ma i comandi di polizia locale sono fatti di decine, centinaia, a volte migliaia di uomini e donne: meglio preoccuparsi di loro e per loro, mettendoli nelle condizioni di dare il meglio di sè.