Il pianeta carcere alle prese con il Covid. Riflessioni ed esperienze per fronteggiare le emergenze
Adriana Barillà
L’esplosione dell’emergenza sanitaria a seguito della pandemia Covid-19 ha imposto al sistema penitenziario l’individuazione di nuovi strumenti per meglio governare un problema in grado di inserire gravi turbolenze e destabilizzare un mondo già di per sé complesso e multiforme, come quello carcerario.
Sia a livello centrale, come anche nelle sue articolazioni periferiche, il DAP è intervenuto con direttive e raccomandazioni per tentare di ridurre al minimo i rischi per detenuti e operatori e si può dire che, finora, l’obiettivo è stato raggiunto, dal momento che, al di là di casi di contagio episodici, si può affermare che l’epidemia non è esplosa, come è successo, invece, nelle RSA.
L’attività di monitoraggio è continua e, in molti istituti penitenziari, sono stati attivati sportelli di informazione legale, che forniscono risposte, informazioni e un sostegno diretto ai detenuti e ai loro familiari.
Laddove è stato possibile, in quanto la tipologia della pena lo consentiva, i Tribunali di Sorveglianza sono intervenuti con provvedimenti di riduzione dei detenuti in regime intramurario, rendendo le carceri luoghi in cui sia possibile affrontare un eventuale contagio.