Polizia locale affittasi?
Emiliano Bezzon
A poche settimane di distanza dalla conversione in legge del cosiddetto decreto sicurezza, che prometteva – mantenendo solo in parte – importanti novità per la polizia locale, ecco apparire sulla scena legislativa il decreto numero 50, contenenti disposizioni urgenti (?) in materia finanziaria e disposizioni a favore degli enti territoriali.
Qui, possiamo trovare, in estrema sintesi: ampliamento delle capacità assunzionali dei comuni fino a 3.000 abitanti e delle regioni; introduzione della possibilità per le PA di utilizzare i contratti di prestazione occasionale, definizione degli ambiti entro cui le amministrazioni possono conferire incarichi professionali ad amministratori di enti locali. Ed ancora ampliamento dei margini di flessibilità per l’utilizzazione del personale da parte delle amministrazioni che fanno parte di unioni di comuni, possibilità di effettuare assunzioni con contratti flessibili di vigili con oneri posti a carico degli organizzatori di manifestazioni, possibilità di effettuare assunzioni con oneri posto a carico degli sponsorizzatori, possibilità per le province di effettuare assunzioni di dirigenti. Innanzitutto si conferma che lo sblocco assunzionale contenuto nel decreto sicurezza ha ben poco di straordinario, dato che in questo decreto condizioni simili si prevedono per tutto il personale.
Ma sono altre le norme che meritano riflessione.
1 – Le PA potranno fare ricorso al contratto di prestazione occasionale anche e soprattutto a favore di pensionati, studenti fino a 25 anni, disoccupati, percettori di redditi da inclusione. Qui viene da pensare ad una serie di situazioni ibride, come quella che vede l’utilizzo di pensionati per l’assistenza all’entrata e uscita degli studenti delle scuole dell’obbligo, i cosiddetti “nonni vigile”: fino ad oggi molti hanno fatto ricorso a diversi espedienti, come le convenzioni con associazioni, per riconoscere a questi preziosi collaboratori un minimo ristoro economico, attesa la gravosità e il disagio del servizio. Questa norma può fornire una soluzione, che non esponga gli amministratori e i funzionari a continui rischi di danno erariale, ad esempio.
2 – Saranno più flessibili i rapporti tra comuni ed unioni di cui gli stessi fanno parte, per le assunzioni di personale: i comuni possono cedere quote delle proprie capacità assunzionali alle unioni di cui fanno parte; i passaggi in mobilità volontaria tra i comuni e la unione cui gli stessi aderiscono, nonché tra i comuni aderenti alla stessa non devono essere preceduti dalla indizione di uno specifico avviso. Anche questa norma riveste particolare interesse perché molto spesso le unioni di comuni vengono costituite proprio per esercitare funzioni di polizia amministrativa locale, per cui la flessibilità introdotta favorisce il migliore utilizzo di persone a seconda delle reali necessità dei territori, senza eccessivi gravami per le amministrazioni e percorsi di mobilità complicati, lunghi e frustranti per il personale interessato
3 – I comuni possono deliberare di porre a carico dei promotori gli oneri necessari per l’utilizzazione della polizia locale per lo svolgimento di manifestazioni sportive. Le ore di impegno aggiuntivo richieste al personale della polizia locale per lo svolgimento di queste attività non vanno inserite nel tetto del fondo per il lavoro straordinario. La contrattazione collettiva decentrata integrativa disciplinerà le modalità di erogazione del salario accessorio a questo personale, modalità di erogazione che dovranno essere coerenti con le previsioni della contrattazione nazionale.
Immagino le reazioni di stampa e opinione pubblica se la notizia verrà diffusa, come spesso accade, in toni critici, se non polemici. Non ci sarebbe in realtà alcuna ragione, nemmeno per i più benpensanti, per una serie di buoni, se non ottimi motivi:
1. da sempre, per legge, chi voglia effettuare uno spettacolo con più di cinquecento spettatori paganti, deve avere un’aliquota di vigili del fuoco, ovviamente con oneri a suo carico;
2. da tempo, la polizia stradale viene regolarmente e legittimamente retribuita dagli organizzatori delle più importanti manifestazioni sportive;
3. da tempo, soprattutto nelle città medie e grandi, come facilmente rinvenibile sui siti istituzionali dei comuni, le polizie locali, quando rendono servizi nell’esclusivo o prevalente interesse di privati (manifestazioni, riprese cinematografiche, lavori, cantieri, ecc.) applicano delle tariffe che corrispondono al costo aziendale degli operatori o, anche, di quota parte dei mezzi utilizzati.
Ciò detto, viene legittimamente da chiedersi “cui prodest” questa norma. Siamo perfettamente in continuità con il recente decreto sicurezza che ha previsto patti locali per la sicurezza tra prefetture e comuni, ribadendo una prassi in essere da un decennio o auspicando la condivisione con le forze di polizia dello Stato dei sistemi di videosorveglianza dei comuni, come già avviene da alcuni lustri.
Allora non resta che pensare che il legislatore, apprezzando le buone prassi già messe in atto da comuni e polizie municipali non possa fare a meno di farle proprie, attribuendogli rango legislativo.
Questo è gratificante per le amministrazioni locali, spesso considerate figli minori nella grande famiglia della pubblica amministrazione, a tutti i livelli e in tanti diversi ambiti. Oppure si può pensare che, prendendo spunto dalle prassi in essere nelle città più avanzate si voglia rassicurare anche le realtà meno intraprendenti, dove non vale l’assioma per cui ciò che non è vietato deve ritenersi lecito, in nome della buona amministrazione.
Comunque la si veda e la si pensi, resta il fatto che per trovare qualche previsione di legge di portata realmente innovativa occorrerà ancora attendere con pazienza. Nel frattempo il mondo della polizia locale continuerà ad essere un ibrido giuridico tra “civil law” e “common law” dove le buone pratiche arrivano laddove le vecchie leggi arrancano.