Protezione animali
Maria Teresa Asti
Chi lavora nel sociale ha molti linguaggi per rielaborare e comunicare le proprie esperienze. Quello riflessivo della scrittura di un saggio è il più frequente, come ben sanno i lettori di Welfare Oggi, ma non certo l’unico. La narrazione, il fatto di rielaborare esperienze personali e dei colleghi in forma di racconto, può essere altrettanto potente, in grado di comunicare emozioni e sensazioni senza perdere in profondità dei contenuti.
Ed è quello che è accaduto in un’iniziativa promossa dalla Fondazione Assistenti Sociali Toscana per la Formazione e la Ricerca (FAST), presieduta da Cristina Galavotti, più volte autrice su Welfare Oggi, che ha invitato le assistenti sociali della Regione a scrivere un racconto sul tema “La visita Domiciliare”. Di seguito, dopo un saluto della Presidente, si pubblica il racconto primo classificato.
È dall’Enpa, dalla Protezione Animali, che proviene l’inattesa segnalazione che dà il via alla storia, che metterà la protagonista di fronte ad una situazione complicata, in cui, come spesso accade, le storture e le fatiche di situazioni familiari ingarbugliate sono al tempo stesso le uniche risorse di cui le persone dispongono.
“Nella sua carriera, un’assistente sociale, riceve miriadi di segnalazioni, da Tribunali, Procura, Forze dell’Ordine, scuole, pediatri, medici di famiglia, farmacisti, reparti ospedalieri, associazioni di volontariato, vicini di casa, amministratori di condominio per non parlare di quelle anonime. Ed io non sono stata da meno, ma nel ricevere una segnalazione da parte dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) devo ammettere essere rimasta stupita.
Il mittente era inequivocabile, la sezione Enpa della nostra città. La missiva segnalava la situazione incresciosa di alcuni gatti che subivano angherie e violenze, da parte di una bambina bionda. In calce alla segnalazione si riportava che gli atti di cui sopra erano comprovati da testimoni nonché da foto, le quali, nel rispetto della privacy erano a disposizione presso l’ente. Il presidente oltre a ribadire la necessità di protezione per i poveri animali, che comunque era l’obiettivo prioritario perseguito dalla loro associazione, esprimeva preoccupazione anche per la bambina, che agiva comportamenti sadici senza alcun richiamo da parte di adulti e spesso in orario mattutino, cosa che faceva quindi dubitare della regolare frequenza scolastica della stessa.
Come dargli torto? Non mi sarei certo mossa per i gatti, ma se le informazioni contenute nella lettera fossero state veritiere indubbiamente c’era di che preoccuparsi.
La mattina seguente nella posta trovai una segnalazione per evasione di obbligo scolastico, era la stessa bambina segnalata dall’Enpa.
Recandomi presso l’associazione ascoltai i racconti accorati di alcuni volontari e osservai alcune foto che ritraevano una terrazza nella quale alcuni gatti, legati con un guinzaglio ben stretto alla ringhiera venivano a turno immersi in bacinelle d’acqua, i gatti erano spelacchiati e sembravano poco reattivi alle angherie.
La madre, contattata per telefono aveva, stranamente, accettato di buon grado il mio intervento, raccontandomi, con un accento ciancicato, di essere vedova e di avere una figlia di difficile gestione che frequentava la quarta elementare.
Mi presento per la visita domiciliare, apre una signora bionda, che mi ricorda immediatamente Igor di Frankenstein junior. Un occhio ad est ed uno ad ovest, un andamento dondolante, pareva gobba, in realtà camminava di tre quarti e per concludere aveva un ghigno che non sapevi se ti sorrideva o ti prendeva in giro. Molto gentilmente mi informò che la figlia, saputo del mio arrivo, si era barricata in bagno.
L’appartamento era ampio e signorile, infissi di pregio, sufficientemente pulito ma un po’ carente nella manutenzione; mentre ci dirigiamo in salotto noto, appoggiata al muro, un’enorme Barbie di quelle a dimensione naturale, tutta nuda, scarmigliata nei capelli e con indosso soltanto un pannolone. La Barbie non è cicciobello penso… mmm… strano…
Ma è entrando in sala che sento odor di pericolo. Erano i primi di maggio e in un angolo del salotto svettava stridente l’albero di Natale, sofferente e senza stile, come il resto della casa. Leggermente inclinato a sinistra, gran parte degli addobbi erano rotti, schiacciati, incrinati, mancanti di parti e comunque penzolanti senza un criterio, un angioletto aveva il collo reciso
e la testa inclinata in avanti; guardo meglio: gli angioletti avevano tutti il collo reciso, parevano decapitati, un’esecuzione in piena regola. Guardo la madre la quale con quel ghigno infernale con un occhio alla porta e l’altro al televisore e mi dice: “eehh Eleonora è strana, rompe tutto! Io sono disperata! Eh eh anche la donna delle pulizie si arrabbia, dice che l’albero gli fa paura!
“Eh eh” la strana risata e la battuta mi illuminano: non ciancica, è ubriaca!
Qui è tutto strano… “