Pubbliche amministrazioni e Terzo settore tra competizione e collaborazione
Gianfranco Marocchi
Il punto di partenza della riflessione condotta in questo Focus può essere rappresentato simbolicamente da un bivio. Ferme restando le caratteristiche fondamentali che ispirano l’azione della pubblica amministrazione – il perseguimento dell’interesse pubblico, l’efficacia, la trasparenza, la parità di trattamento tra i soggetti con i quali si relaziona – davanti agli Enti pubblici con responsabilità istituzionali nell’ambito del welfare si aprono due strade rispetto a come relazionarsi con gli Enti di Terzo settore. Ciascuna di queste due strade è coerente con una concezione della sostanza di questo rapporto. Se, ci si muove nell’ottica dell’affidamento di servizi verso un fornitore cui è richiesto di eseguire una prestazione definita e quindi di una competizione tra soggetti tra loro concorrenti e controinteressati rispetto alla pubblica amministrazione, la strada è quella dell’affidamento attraverso una gara di appalto. Se, viceversa, a partire dall’identità di finalità tra Enti pubblici e Terzo settore ribadita dalla legge 106/2016 – la “Riforma del Terzo settore” ci si muove nell’ambito di relazioni collaborative, gli stessi principi generali prima richiamati sono realizzati attraverso un procedimento amministrativo promosso dalla pubblica amministrazione al fine di includere entro gli orientamenti delle politiche pubbliche – e auspicabilmente integrare tra loro – le risorse del territorio; ciò significa, nella pratica, dare vita ad un lavoro comune tra Enti pubblici ed Enti di Terzo settore (e tra Enti di Terzo settore tra loro) per condividere la lettura dei bisogni, definire gli obiettivi, elaborare la programmazione degli interventi, individuare le risorse a tal fine necessarie, per giungere quindi alla progettazione e infine alla realizzazione dei concreti interventi da attivare.