Quale scelta a 14 anni?
Fiorella Farinelli
Dalle iscrizioni per l’anno scolastico 2020-21 non emergono novità sui percorsi scelti dopo la scuola media. Si accentua, anzi, il trend degli ultimi anni, che è anomalo rispetto a ciò che avviene nei sistemi di quasi tutta l’area Ocse connotati dalla presenza, accanto al liceale, di un comparto Vet-Vocational, Education and Training. Questo è di pari dignità, collegato al primo da passerelle, integrato tra istruzione tecnica, professionale, lavoro formativo, con uscite di livelli e ambiti professionali diversi e aperto a proseguimenti nel livello terziario, accademico e non.
Un comparto di questo tipo, in un Paese manifatturiero come l’Italia, potrebbe assicurare maggiore coerenza con i fabbisogni professionali del suo assetto produttivo e contribuire al riassorbimento dei dropout e alla riqualificazione dei giovani adulti fuori dal lavoro e da ogni circuito formativo. Questa soluzione è migliore della sola prevenzione della dispersione che, in quanto tale, non si occupa di chi è già caduto, e che non sta comunque evitando un tasso di abbandoni superiore alla media europea.
Un simile modello nel nostro Paese non esiste, se non in forme deboli, diversificate per territorio, asistemiche, ed è questa povertà dell’offerta – e il suo incentrarsi sul modello liceale/quinquennale anche nell’istruzione tecnica e professionale – il primo motivo per cui i dati sulle iscrizioni ci consegnano il consueto paesaggio formativo, o per meglio dire scolastico.