Quel che resta dell’autonomia
Mario Maviglia
L’autonomia ha cambiato verso? Parlare di autonomia scolastica in Italia è come evocare qualcosa che poteva essere e non è stato, che poteva evolvere ed esplodere in tutta la sua vitalità e invece è rimasto in un perenne stato incoativo. Difficile sottrarsi al senso di frustrazione e di delusione che questo tema suscita in chi, come noi, ha vissuto tutto l’iter di preparazione e di implementazione di questa importante riforma, per molti versi ancora da realizzare.
Avremo modo di analizzare le ragioni di tale débâcle; intanto, a mo’ di battuta, basti pensare che a 20 anni dal d.P.R. 275/1999 i dirigenti scolastici sempre più spesso vengono chiamati a rispondere, anche sul piano pecuniario, di questioni che afferiscono alla competenza di altri soggetti istituzionali (calcinacci del soffitto, scarichi
fognari inadeguati et similia), piuttosto che della regolazione dei “tempi dell’insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni” (art. 4, d.P.R. 275/1999). Anticipando quanto diremo anche in seguito, possiamo affermare che la vicenda dell’autonomia scolastica ha rappresentato l’apoteosi dell’affermazione degli aspetti giuridico-amministrativi su quelli educativo-gestionali.
Ma andiamo con ordine. Almeno due aspetti hanno vanificato finora un’autentica realizzazione della prospettiva dell’autonomia in Italia, il primo riferibile al ruolo esercitato dal Miur, il secondo al ruolo giocato dalle stesse istituzioni scolastiche.
Il Miur e le esigenze degli apparati centrali
Non è blasfemia affermare che il Ministero dell’istruzione ha sempre interpretato la cosiddetta ‘autonomia funzionale’, assegnata alle istituzioni scolastiche con la legge 59/1997, come una sorta di scaricabarile (sulle scuole) di questioni e incombenze burocratiche in funzione di alleggerimento del carico di lavoro ministeriale (complice una classe politica del tutto inadeguata a comprendere le autentiche esigenze della scuola italiana).