Il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro
Alberto Gardina
Le attività di polizia giudiziaria finalizzate alla repressione del cosiddetto “caporalato”, condotte recentemente dalla Questura di Padova e dal Comando Provinciale dell’Arma dei Carabinieri di Brindisi, sotto la direzione della locale Procura della Repubblica, hanno portato alla luce fenomeni dei intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Se a partire dallo scorso autunno tali attività hanno segnato un incremento rispetto al passato certamente va riconosciuto qualche merito al legislatore, che con l’approvazione della legge 199/2016, ha reso più agevole il lavoro degli investigatori finalizzato ad interrompere e reprimere quei fenomeni di sfruttamento del lavoro che ormai da quasi due secoli sono conosciuti come caporalato.
Corresponsione di salari ridotti rispetto ai minimi contrattuali, ingiurie, intimidazioni, violenze fisiche e psicologiche sui lavoratori, costituiscono i tratti caratterizzanti la condotta criminosa punita dall’articolo 603-bis del codice penale. Le indagini più recenti raccontano di lavoratori di cooperative di facchinaggio costretti a sottoscrivere contratti di lavoro a tempo determinato dietro
l pagamento di una somma di denaro, nonché ad effettuare prestazioni lavorative ben oltre l’orario part-time per il quale erano regolarizzati.
Le vittime del reato sono spesso indigenti, persone che hanno assoluta necessità di lavorare, spesso perché padri separati, ragazze madri, cittadini extracomunitari ricattabili per la loro necessità di comprovare l’attività lavorativa in occasione del rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.
Nell’ambito del mondo cooperativistico si assiste ormai da anni alla nascita e morte prematura di decine di aziende in cui la finalità mutualistica non è altro che un miraggio, dal momento che ci si trova in assenza di un benché minima partecipazione dei soci lavoratori alla vita associativa finalizzata a delineare le strategie aziendali o i compensi dei soci amministratori.
La stesse assemblee dei soci sono troppo spesso semplici riunioni episodiche in cui in molti casi ci si limita allo scambio di auguri natalizi. Senza nulla togliere alla nobiltà della esperienza cooperativistica, così come nata agli inizi del 900, occorre oggi prendere atto della progressiva degenerazione del sistema e del suo allineamento, in troppi casi, anche a forme brutali di sfruttamento, tutto sommato ben mascherato.
Se il caporalato era originariamente un fenomeno legato al mondo agricolo oggi la sua diffusione non conosce più confini; può cosi manifestarsi anche in ambiti di interesse delle polizie locali, riguardando ad esempio anche il mondo dell’edilizia, del commercio, dell’autotrasporto o della distribuzione di volantini pubblicitari, del facchinaggio, ecc.
Gli eventi cui si è fatto cenno offrono lo spunto per analizzare il contenuto della legge 199/2016 che ha completamente riscritto l’articolo 603-bis del codice penale. Come detto, si tratta di una novella molto significativa dal momento che ha permesso di contrastare con maggiore efficacia rispetto l’illecita intermediazione e lo sfruttamento del lavoro…