All’inizio fu il benessere? Riflessioni sulla sfiducia: cause, equivoci, ruolo del welfare
Maria Luisa Mirabile
L’articolo si interroga sulle cause del malessere contemporaneo le cui espressioni trascendono le ragioni di insoddisfazione di quanti soffrono povertà e isolamento. Le disuguaglianze dominano il dibattito pubblico, ma non sempre c’è chiarezza su quali siano i soggetti più penalizzati e le dinamiche determinanti nei diversi contesti. Per dialogare con questi interrogativi l’autrice utilizza una letteratura recente che la porterà, nelle conclusioni, a formulare brevi considerazioni sul ruolo necessario e lo spazio possibile del welfare sociale.
In questa esplorazione del malessere sociale contemporaneo ci si riferirà ad alcuni testi e a pochi dati che ne identificano i tratti salienti. Verranno considerati tanto il caso italiano quanto alcune dinamiche di contaminazione culturale per il loro possibile ruolo nella percezione odierna delle disuguaglianze, data una tendenza di senso comune ad appiattirle sulla sola dimensione economica.
Partiamo dai fondamentali. Sarebbe naturale ritenere che diffuse condizioni di penuria, fino alla povertà, fossero la scintilla del più ampio malessere sociale che pervade le società contemporanee.
Ma è proprio così?
Non è possibile qui soffermarsi sulle caratteristiche della povertà, se non per sottolineare la differenza che intercorre fra ciò che identifichiamo come povertà assoluta e ciò che identifichiamo come povertà relativa.
Si considerano assolutamente povere una famiglia o una persona che non dispongano dei mezzi indispensabili alla sussistenza.