Ripensare la mobilità per tutti: partendo dagli anziani
Barbara Riva
Ma siamo veramente liberi in strada?
A quanto pare oggi non lo siamo proprio. Senza riferirci ai comportamenti di tipo egoistico ed irresponsabile di molti utenti della strada, spesso ci troviamo anche di fronte ad un sistema infrastrutturale e urbano, che non garantisce a tutti libertà di movimento.
Sempre di più la politica della mobilità del nostro Paese (dei suoi singoli territori) si trova in fallo rispetto alle esigenze dei diversi target di utenti della strada. Essa rispetto ad alcune situazioni e categorie di soggetti non incide, in modo sufficiente, a garantire la circolazione.
Innumerevoli potrebbero essere gli esempi a riguardo: uno, di cui troppo poco, fino ad oggi, si è discusso, è quello della libertà di movimento degli anziani. Se da un lato, le istituzioni si possono lodare per l’attenzione sempre più crescente verso una mobilità sostenibile, quindi per l’incentivazione di mezzi in grado di ridurre l’inquinamento ambientale e il promuovere stili di vita sani, le stesse sembrano impreparate a fronteggiare i rischi, oltre a quelli specificatamente dovuti ad infrastrutture per loro non idonee, che anche tali politiche, comunque annoverano, se lasciate al libero arbitrio delle persone.
Come ogni cosa, persino la mobilità sostenibile, o detta tale, può avere, infatti, anche dei lati negativi, in particolare, quando non è attentamente governata, in primis dai progettisti e dagli utenti della strada e poi, da chi è preposto alla prevenzione stradale: si pensi, ad esempio, allo spropositato e spesso, arrogante ed inopportuno, utilizzo del mezzo bicicletta su sedi stradali non destinate al loro uso e/o inopportunamente previsto, o alla carente ed obsoleta segnaletica stradale.
Non intendo banalizzare la politica della mobilità sostenibile, o della mobilità tutta, ma sostenere, con una riflessione, l’appello, che da più parti, inizia a sollevarsi, al fine di rendere possibile la circolazione quotidiana, anche di persone spesso dimenticate in sede di progettazione ed interventi, quali appunto gli anziani. Un target di utenti, quello scelto in questa sede, che, come sappiamo, ha rispetto ad altri, tra l’altro, una maggiore esposizione e coinvolgimento in incidenti stradali, dovuta in particolare ad una scarsa capacità nel riconoscere i pericoli, alla sovrastima delle proprie abilità nell’affrontarli, alla mancanza di capacità nel saper gestire in modo appropriato il rischio legato alla circolazione stradale e che, soprattutto, possiede una maggiore injury sensitivity (riporta lesioni più gravi a parità di urto, rispetto ad altri target di popolazione).
Lo faccio condividendo quanto dibattuto durante un recente convegno dedicato al tema degli anziani e incidenti stradali, promosso da Regione Lombardia, ovvero che “se le città non sono in grado di supportare le disabilità degli utenti vulnerabili, allora fanno vivere queste persone in stato di handicap …”.