Rischio idrogeologico: paesaggio. ambiente e governo del territorio nella prospettiva degli strumenti di pianificazione
Paola Lombardi
In un contesto in cui l’obiettivo primario sia costituito dall’approfondimento delle tematiche giuridiche centrali e delle questioni più attuali e complesse della disciplina di tutela del paesaggio, risulta quanto mai opportuno affrontare il tema del rischio idrogeologico nella prospettiva (giuridica) della relazione tra paesaggio, ambiente e territorio, posto che il territorio costituisce il necessario riferimento sia della disciplina giuridica del paesaggio che di quella dell’ambiente, declinato sotto il profilo della tutela del suolo.
Si tratta di una relazione che rivela profili di una certa problematicità, che emergeranno in modo chiaro soprattutto alla fine di queste riflessioni.
Del resto, a fronte di un certo immobilismo del legislatore italiano che si sta manifestando anche nell’attuale Legislatura, dalla quale non emergono segnali confortanti nel senso di avviare finalmente un programma di interventi diffusi su tutto il territorio ai fini di rendere più efficace il sistema della prevenzione e del contrasto del rischio idrogeologico, non è forse un caso che vi siano regioni intenzionate ad ottenere l’applicazione in loro favore dell’art. 116, co. 3, Cost. e, pertanto, l’attuazione di un “regionalismo differenziato” con l’attribuzione alle stesse di competenze statali riguardo sia alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, sia ai principi fondamentali in materia di governo del territorio e valorizzazione dei beni ambientali.
A conferma dell’attualità e della complessità delle questioni implicate, si consideri in primo luogo il Rapporto ISPRA del giugno 2018 sul Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio.
Questo documento contiene un insieme di informazioni e di dati fondamentali per l’attività di prevenzione e sensibilizzazione sul rischio e sulla pericolosità da fenomeni naturali, oltre che un valido e scientifico monito per le autorità pubbliche e per il legislatore.
Secondo il Rapporto, a livello regionale, ad esempio, il Veneto possiede una percentuale di aree a pericolosità idraulica elevata che si assesta al 6,7%. Percentuale non altissima, ma che si colloca al secondo posto rispetto alla sola Emilia Romagna, che nel Rapporto ha la “maglia nera” quasi per tutto ciò che riguarda il rischio idrogeologico. Secondo posto che si mantiene anche per la pericolosità idraulica bassa, che tuttavia in questo caso raggiunge il 25,2%, a fronte di una maggioranza di regioni che hanno numeri ad una sola cifra.