DAL SIA AL REI: VERSO UNA STRATEGIA NAZIONALE DI CONTRASTO ALLA POVERTÀ
Daniela Mesini
Con il decreto legislativo n. 147 del 15 settembre 2017 che ha reso attuativo il Reddito di Inclusione finalmente anche l’Italia si è dotata di una misura strutturale rivolta ai poveri. Si tratta di un risultato indubbiamente molto rilevante per il nostro Paese, fanalino di coda d’Europa rispetto all’introduzione di un reddito minimo nazionale. Come noto, siamo però di fronte ad un primo tassello di una misura universalistica a beneficio di tutti i poveri assoluti, perché le risorse stanziate consentiranno di beneficiare solo “i più poveri tra i poveri” ed il contributo economico alle famiglie risulta decisamente modesto. Anche l’occasione di un complessivo riordino delle grandi prestazioni nazionali di contrasto alla povertà, inizialmente prevista dal d.d.l. Delega Povertà, è di fatto venuta meno. Pensione sociale, integrazione al minimo, assegno alle famiglie numerose, ciascuna con i suoi requisiti di accesso e criteri di categorialità, permarranno oltre il ReI, che allo stato attuale va ad assorbire e ricomporre solo poche prestazioni quali il SIA, l’ASDI e parzialmente la carta acquisti tradizionale.
Ma occorre vedere il bicchiere mezzo pieno. Innanzitutto la povertà è entrata a pieno titolo nell’agenda politica e l’accelerazione data negli ultimi due anni all’evoluzione normativa che la riguarda non ha precedenti nel nostro Paese. Soprattutto, anche grazie alle risorse messe a disposizione dai Fondi Strutturali, che per la prima volta con la Programmazione 2014-2020 intervengono a favore delle politiche di inclusione sociale, è stato possibile impostare una strategia di sviluppo dei sistemi di
welfare territoriale, a supporto delle misure di sostegno al reddito, nello spirito della legge 328. Ora la vera sfida sarà nella messa in opera, tenendo conto dei differenti contesti territoriali in cui la misura è calata e avendo ben presente che una politica così complessa, che risponde a bisogni multiformi ed ingaggia attori diversi a diversi livelli istituzionali, richiederà tempi lunghi per la sua implementazione e per generare i cambiamenti culturali e di governance necessari.
La strada è stata ormai tracciata e il cantiere aperto. Ora, avvicendamenti politici permettendo, occorre andare avanti. Un passo alla volta.