“Hanno smontato la scuola…”
Mario G. Dutto
La distruzione della scuola campeggia in tre diversi testi del 2019 (1): L’aula vuota. Come l’Italia ha distrutto la sua scuola di Ernesto Galli della Loggia (Marsilio), la sezione di un capitolo (2.3) ne La società signorile di massa (La nave di Teseo) di Luca Ricolfi e La scuola distrutta. Trent’anni di svalutazione sistematica dell’educazione pubblica e del Paese (Mimesis) di Stefano D’Errico. Di un avvenuto smantellamento della scuola, peraltro, parlava già in un’intervista rilasciata nel 2017 il filosofo Massimo Cacciari.
Sulla scuola siamo abituati a toni forti: la morte della scuola, la macchina del vuoto, la fatica sprecata, la scuola smarrita, la cattiva scuola, la scuola rubata, la scuola finita, l’école à la ramasse. La categoria della distruzione, tuttavia, è qualcosa di più di una variante stilistica. Senza cedere alle lusinghe dei collapsologi, vale la pena di cercare di capire a che si riferisce chi ne scrive.
Pur non accostabili per fattura e per approccio, i tre volumi condividono l’ipotesi della distruzione della scuola.
L’autorevolezza diversa degli autori e le argomentazioni non celano provocazioni estemporanee. Toccano interrogativi cruciali sulla nostra scuola, sulla mancata discontinuità rispetto al passato, da un lato, e sul difficile, se non impossibile confronto tra il presente e il passato.