Social Impact Bond, Payment by Results e imprese sociali: un’analisi critica
Andrea Bernardoni, Gianfranco Marocchi
Nonostante gli evidenti limiti dei mercati e le responsabilità della finanza nella crisi globale iniziata nel 2007, a distanza di quasi dieci anni dall’esplosione della bolla immobiliare alimentata dai mutui subprime, sono sempre più presenti nell’agenda politica di diversi Paesi europei soluzioni che utilizzano modelli di mercato per cercare di rendere più efficienti i sistemi di welfare, impoveriti dalla contrazione dei principali programmi di spesa pubblica (sanità, pensioni, assistenza sociale).
In Italia grande attenzione è stata riservata nel dibattito pubblico alla finanza ad impatto sociale ed agli schemi Payment by Results (PbR), temi che hanno accompagnato anche il percorso di riforma del Terzo settore e dell’impresa sociale. I sostenitori della finanza a impatto sociale propongono soluzioni per fronteggiare la contrazione delle risorse pubbliche destinate al welfare. In particolar modo, come esplicitato nei documenti finali della taskforce sul social impact investment, si punta sull’attrazione dei capitali privati per fronteggiare il contenimento delle risorse pubbliche. Nel rapporto della task force italiana intitolato in modo evocativo La finanza che include: gli investimenti a impatto sociale per una nuova economia, si stima in circa 150 miliardi di euro la spesa sociale non coperta dal pubblico in Italia nel periodo 2014-2020. Questo gap di risorse si concentra in settori come la salute, la disabilità il supporto alla famiglia e alla natalità, l’housing e l’inclusione sociale. La diffusione del social impact investment e dei meccanismi payment by results (PbR) potrà avere conseguenze anche sulle imprese sociali, conseguenze sino ad ora poco studiate. Con questo lavoro iniziamo un percorso di ricerca che vuole indagare il rapporto tra Social Impact Bond (SIB), PbR e imprese sociali.