Togliere lo zaino per cambiare la scuola
Marco Orsi
Tutto cominciò nel 2000 in due scuole del Circolo didattico n. 7 di Lucca, di cui allora ero dirigente. Lì trovai docenti disponibili che sostennero l’intuizione iniziale. Quell’intuizione fu l’abolizione dello zaino. Da tempo ero convinto che gli oggetti non fossero neutrali, ma parlassero nella loro lingua muta, una lingua che interpella
tutti, anche chi lavora nella scuola. Gli oggetti dicono sempre qualcosa, anche se non ce ne accorgiamo. E non potrebbe essere altrimenti, perché si sono fatti strada nella nostra vita e ora di loro non possiamo fare a meno. Ciascuno ha un messaggio, inscritto in loro da noi umani, che è traccia di civiltà, emblema di un progresso che ha
pervaso il pianeta.
Se prendiamo un classico oggetto della scuola come il banco, non possiamo fare a meno di citare Maria Montessori. Ella, infatti, aveva una spiccata idiosincrasia per il tradizionale banco di legno con la ribaltina, perché – sosteneva – parlava di una scuola tutta intenta a garantire l’immobilità del bambino. La convinzione era questa: “costruiamo qualcosa che blocchi quel corpo, che lo tenga fermo, poiché esso è fonte di distrazione e disturbo, quello che importa è la testa utile per incamerare le parole del maestro, il resto non conta”. Ma se questo è il messaggio del banco, quale può essere quello dello zaino? Torniamo così all’intuizione iniziale. Il suo utilizzo e la sua invenzione – come dalle definizioni di tutti i dizionari – rimandano al tema dell’inospitalità: è un oggetto inventato per trasportare i materiali che consentono la sopravvivenza in luoghi pericolosi come la montagna o come il fronte di guerra. Tra questi luoghi certo c’è una bella differenza, non vi è alcun dubbio: lo zaino per la montagna dice dell’avventura e dell’esplorazione, per il fronte di guerra rimanda alla violenza sanguinaria dello scontro fisico, del nemico da abbattere: due modi per uscire allo scoperto, per cimentarsi con l’inedito e poter disporre dei mezzi per la sopravvivenza, anche se due modi dai valori diametralmente opposti.