Un’estate di lavoro per rispettare le scadenze del PNRR
Antonio Vespignani
L’estate, tradizionale periodo di pausa e riposo, anche a livello politico, quest’anno sembra veder ridotta al minimo la propensione vacanziera dei nostri governanti, e ciò anche e soprattutto alla luce dell’esigenza di far fronte all’impegnativa, se non proibitiva (in altri contesti, anche recenti, l’aggettivo appropriato sarebbe stato “impossibile”) sfida dell’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza con la relativa spendita in tempi certi e brevi dell’ingente dote di risorse messa a disposizione del nostro Paese dall’Unione Europea.
Come noto, quale presupposto e condizione per ricevere dall’Unione quei finanziamenti, l’Italia è chiamata a procedere ad una profonda e radicale revisione di alcuni aspetti essenziali del proprio ordinamento. E per far fronte a tali impegni il Governo Draghi ha operato con tempestività compiendo alcune scelte importanti (riforma della giustizia penale in primis), dal percorso tutt’altro che agevole, considerata la variegata ed eterogenea maggioranza che sostiene l’Esecutivo.
È noto che uno dei pilastri fondamentali su cui poggia la riforma complessiva del “sistema Italia” è rappresentato dalla riforma del Codice dei contratti. Ne è espressa conferma la circostanza che, nel paragrafo relativo alla “Semplificazione in materia di contratti pubblici” del PNRR si legge che l’obiettivo è quello della semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni per l’efficiente realizzazione delle infrastrutture e per il rilancio dell’attività edilizia. Sempre nel PNRR è precisato che tale semplificazione deve avere ad oggetto non solo la fase di affidamento (già di per sé notevolmente accelerata anche in virtù degli snelli-menti procedurali degli ultimi 12 mesi), ma anche – se non soprattutto – quelle, ben più complesse e articolate, di pianificazione, programma-zione e progettazione.