La valutazione nell’emergenza (e nell’era post-lockdown)
Paolo Mazzoli
È stata la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, in piena crisi sanitaria, a ricordare che la valutazione non è un lusso, e tanto meno un lusso che ci possiamo permettere soltanto nei periodi di prosperità.
A livello globale disponiamo ormai di una consistente mole di dati che documentano l’insorgenza di due fenomeni estremamente preoccupanti. C’è anzitutto il dato impressionante sulla mancata frequenza scolastica per periodi più o meno lunghi. A fine marzo 2020, stavano a casa 1,6 miliardi di alunni, pari a circa il 90% della popolazione scolastica mondiale, ma anche a fine luglio i non frequentanti erano più di un miliardo. C’è poi un secondo dato molto più preoccupante: la pandemia ha fatto aumentare nel mondo intero la non equità del sistema scolastico che, a sua volta, ha generato un significativo aumento della disuguaglianza sociale. A questo proposito, basti pensare che in Italia il 46% degli alunni non ha un computer o un tablet a casa e il 51% non ha l’accesso a Internet.